Mentre ti parla della sua storia pensi che ti stia raccontando la trama di un thriller visto al cinema la sera prima, invece è una storia realmente accaduta quella che ha sconvolto per anni la vita dell’imprenditore palermitano Vincenzo Balli e della sua famiglia. Un inganno portato a termine nei minimi particolari, pieno di sotterfugi e di strane complicità, quello studiato da Mario Musotto, il suo ex socio.

ANTEFATTO

Era il 2003 quando il giovane agrigentino decise di organizzare un concerto di De Gregori nella città dei templi; per fare ciò chiese l’aiuto di Vincenzo Balli, organizzatore di eventi e spettacoli molto avviato e conosciuto. Dopo il concerto i rapporti tra i due si intensificarono, a tal punto da diventare soci nella creazione di un sistema online di vendita ticket per eventi e concerti. Un idillio perfetto, fino a quando Musotto, ex carabiniere, fece una confessione a Balli: quando era nell’arma aveva fatto arrestare un mafioso che a breve sarebbe stato rimesso in libertà. Musotto aveva paura di ritorsioni e cominciò a cercare la solidarietà da colui che ormai era un amico.

LA PROMESSA

Vincenzo e sua moglie, in una notte lunga e tormentata, in cui l’ex militare confidò loro tutto il suo disagio, gli promisero che gli sarebbero stati vicino. Da lì a giorni Musotto raccontò all’amico che i suoi sospetti non erano campati in aria e che erano cominciate le prime minacce, i primi pedinamenti e le prime intimidazioni, tanto che la procura avrebbe disposto, da lì a poco, un programma di protezione. Nonostante tutto la famiglia Balli non abbandonò quel giovane in difficoltà, ma si rese disponibile ad aiutarlo in qualsiasi modo. I mesi passarono e la situazione si complicò: venne disposto un programma di protezione anche per Balli e per i suoi familiari. Ed è proprio lì che cominciò l’incubo di Vincenzo.

BALLI RACCONTA L’INCUBO

“Da allora – spiega Balli – siamo entrati in un vortice senza fine, la nostra vita è cambiata totalmente. Fuggivamo in continuazione, a qualsiasi ora del giorno e della notte, non potevamo avere più contatti con nessuno; la mia attività lavorativa in poco tempo se ne andò alle ortiche, così come i rapporti umani con amici e parenti. Ci siamo ritrovati in uno stato di totale isolamento”. Due anni di inferno, in cui Balli e sua moglie erano totalmente schiavi del sistema di protezione che li obbligava a cambiare continuamente nomi per copertura, ad utilizzare mail criptate per comunicare con chi li proteggeva e a fare una vita blindata, in cui ogni spostamento, ogni passo falso non autorizzato, ogni contatto umano non previsto, avrebbe potuto essere un grande rischio per la loro incolumità.

LA SORPRESA

Arrivò qualche sospetto, strani segnali che portarono Balli ad informarsi sul sistema di protezione. E dunque la sorpresa: nessuno in Procura sapeva di lui, che fosse sotto scorta. Incredibile, Vincenzo e sua moglie hanno subito un inganno, incastrati in un gioco perverso il cui fine era ed è ancora un punto interrogativo:
“La mia esperienza militare – spiega l’imprenditore – mi porta a conoscere le armi vere e a distinguerle da quelle giocattolo, so come funziona il sistema di protezione; tra l’altro, durante il periodo in cui Musotto mi ha tenuto in ostaggio col suo gioco perverso, quegli uomini hanno adoperato tecnologie avanzatissime per i tempi. Non potevano venirmi sospetti, anche perché venivo costantemente a conoscenza in anticipo di operazioni di polizia che poi puntualmente si verificavano”.

LA RABBIA

“Provo molta rabbia per quegli anni di vita che mi hanno scippato, ma pensavo di fare una cosa giusta, di aiutare una persona in pericolo di vita. Convivevo con la morte ma la paura più grande era quella di non poter proteggere a dovere la mia famiglia”.

IL LIBRO

Vincenzo Balli ha voluto raccontare la sua incredibile storia in un volume di 187 pagine edito da Castelvecchi, scritto a quattro mani col giornalista Giuseppe Lo Bianco dal titolo The Truman Boss. Il libro ha riscosso un discreto successo, tanto da richiedere una ristampa: “Sto tentando di ricominciare anche rendendo nota la mia storia, ma la mia carriera è andata in fumo e parallelamente la situazione economica è precipitata. Quando ho scoperto che fosse tutto un grande inganno mi sono sentito morire. Ad oggi non ho ancora capito perché, ma non smetterò mai di cercare una risposta”.

LA SENTENZA

Musotto e due complici sono sono stati rinviati a giudizio e a processo, ma a causa della lentezza della giustizia le condanne sono state parziali e nessuno ha fatto un giorno di carcere. A Balli e alla sua famiglia non è stato dato nessun risarcimento perché chi ha giocato con la sua vita, per ben due anni, risulta essere nullatenente.