Il 23 maggio 1992 ho pianto. Rientravo da Roma, avevo partecipato al concorso per magistrato, quel concorso che poi avrei vinto. Tra i componenti di quella commissione di concorso c’era anche Francesca Morvillo. Anche lei quel maledetto 23 maggio rientrava da Roma, dove si trovava per partecipare alla commissione di concorso e per stare vicino all’uomo che amava: Giovanni Falcone.
L’AUTOSTRADA MALEDETTA
La mia macchina passò qualche ora prima su quella maledetta autostrada e così io restai vivo, vinsi quel concorso e riuscii a realizzare il mio sogno professionale. Le macchine che trasportavano Francesca Morvillo, Giovanni Falcone, Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro esplosero sotto quintali di tritolo nascosti da alcune bestie mafiose. Oggi ricorre il ventisettesimo anniversario di quella strage, e io ho già deciso che resterò chiuso nella mia stanza a lavorare.
OGGI NON ESCO
Magari ogni tanto alzerò lo sguardo e osserverò la foto di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. Entrambi morirono circondati da assordanti silenzi, dall’indifferenza e dall’ostilità di chi non tollerava la loro affermazione professionale.
Molte di queste persone dal 1992 “hanno cambiato idea“, si sono professati amici di quei “Giovanni e Paolo” ai quali in vita avevano persino tolto il saluto e ostacolato la carriera. Molte di queste persone il 23 maggio saranno in via Notarbartolo, in via D’amelio e in tutti i luoghi “a favore di telecamera”. Ecco, è per questo che io sceglierò di stare chiuso nella mia stanza del primo piano del Palazzo di Giustizia a lavorare.
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