I lenzuoli che veicolano messaggi in Sicilia acquistano un significato particolare: nel 1992 sono stati il primo baluardo di libera espressione dopo la strage di Capaci, il tentativo di risvegliare le coscienze di tutta l’Italia. Lenzuola per un paese migliore, quindi, e soprattutto per non dimenticare. Un’azione che già allora era stata riproposta dalle altre città italiane che oggi assumono un significato più specificatamente politico. Bersaglio principale Matteo Salvini.
LA ZETA DI ZORRO
La legge è chiara. Si devono evitare problemi con i coinquilini; il balcone deve essere di proprietà e non bisogna impedire o turbare una riunione di propaganda elettorale. Anche i lenzuoli, quindi, vengono inclusi nella fattispecie, ma solo se esposti proprio nello stesso luogo in cui si sta svolgendo il comizio. Ed ecco che che salta fuori il motivo per cui qualche giorno fa è stato tolto quello di Zorro a Milano. L’uomo reo di avere appeso la frase restiamo umani, mostrandosi con tanto di spada (finta) e mascherina. Divertente. Ma una volta rimosso con la forza quello che rimane è un sapore amaro di repressione.
LA SICILIA C’E’
Oggi 23 maggio anche la Sicilia si è unita alla corale protesta, per percorrere un iter fatto di ideali di libertà e uguaglianza. E per evitare che un giorno di memoria si trasformi in passerella politica. Sui balconi del capoluogo siciliano i cittadini espongono frasi al veleno richiamando il gesto di speranza compiuto nel ’92. “Contro il ministro delle interiora, 49 milioni di stigghiola“, si legge sul manifesto, appeso su un balcone della centrale via Roma. La dedica “Matteo 800Abbracci” è un’offesa mascherata, un giochetto che noi siciliani conosciamo bene. Basta soltanto cambiare i numeri in lettere. E così l’8 diventa S, la prima 0 una U e la seconda una C. Basta poi aggiungere la parola abbracci (o meglio la prima lettera) e il gioco è fatto.
PROTESTE PITAGORICHE
Le leggi però sono messe per iscritto. Ma si possono simpaticamente aggirare. A Bari il tutto si trasforma in un gioco. Saltano fuori gli anagrammi anti-Salvini e la protesta diventa anche virale con l’hashtag #anagrammi. Spray, fascette, lenzuoli e un algoritmo. Così da criptare messaggi comunque inequivocabili. Duecentocinquanta gli anagrammi prodotti e pubblicati su Facebook. E non solo. Da “la rima svendi” a “smeraldi vani”. Compaiono anche rebus matematici “49+22=71”, ad esempio. Quarantanove sono i milioni della Lega, 22 il numero per arrivare a 71, che nella smorfia napoletana è un insulto. E le piccole proteste, se ironiche e non violente, possono anche starci. soprattutto se vengono da un glorioso passato.
di ALESSANDRO GERACI
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