Li avrai incontrati per strada, impossibile non averli notati neanche per sbaglio, neanche con la semplice coda dell’occhio. Sono gli sciuscià che per quelli degli …anta non saranno certo una novità, ma che per chi vi scrive (che non ha raggiunto ancora gli …enta) è già un imbarazzo avvicinarli, figuriamoci salire sulle loro postazioni e porgere le scarpe per farsele lucidare.
L’IMBARAZZO DELLA TRADIZIONE
Non è mia abitudine, non so come si fa, insomma chi ho davanti ha più o meno la mia stessa età e perché io avrei il diritto di farmi lucidare le scarpe da lui. Ecco, trovato il coraggio e lanciandomi ho capito che il mio punto di vista è quello sbagliato. Il ragazzo che ho davanti è un imprenditore, è una mente geniale, quello che è riuscito a vedere più lontano di me o di altri della mia generazione che vogliamo essere tutti medici, avvocati o piloti di aerei di linea.
IL VUOTO DI MERCATO
Lui insieme ad altri quattro a Palermo hanno compreso un vuoto del mercato. Hanno capito che nonostante questi tempi siano alquanto narcisisti, espansivi ed egocentrici, si erano lasciati dietro un mestiere che aveva una valenza sociale molto importante. Separava i piccoli borghesi dai più ricchi e creava un rapporto fiduciario fra il cittadino e il lustrascarpe, come il barbiere e il portiere, che la sapeva lunga e con cui potevi instaurare buoni argomenti, anche succulenti per gli sportivi da cortile.
VINCENZO, L’ODONTOTECNICO SCIUSCIA’
Così mi seggo da Vincenzo Croce che dopo anni di scuola odontotecnica, un viaggio di fortuna alle Canarie e un’esperienza da consulente immobiliare si è imbattuto in quella che definisce un’avventura: l’attività di sciuscià. Siamo in via Principe di Belmonte, gente con la ventiquattro ore ci passa accanto, una signora gli chiede se le scarpe lasciate venerdì sono già pronte. Siccome ho degli stivali scamosciati mi dice che è il caso di fargli una sorta di shampoo e nel mentre mi racconta un po’ del suo lavoro: “Distribuivo curricula, poi disperato ho visto un annuncio che offriva formazione gratuita per diventare un lustrascarpe e mi sono detto, perché no, è un lavoro come un altro – dice Vincenzo – i miei genitori e i miei amici mi hanno appoggiato e quando ho completato il tirocinio volevo distinguermi dagli altri, volevo diventare un rock sciuscià”.
RENZO, LO SCIUSCIA’ ITALOGIAPPOTEDESCOBRASILIANO
Ecco spiegata la radiolina che trasmette musica rock vicino alla postazione di Vincenzo che poi è la stessa di Renzo Del Maschio che lustra le scarpe dei passanti all’incrocio fra via Libertà e piazza Castelnuovo, lui è un italogiappotedescobrasiliano che quando me l’ha detto, sono rimasto interdetto: “Sì, mio papà è un immigrato veneto in brasile che ha sposato mia mamma, metà giapponese e metà tedesca. In Brasile avevamo i cavalli e ingrassavo le selle”. E non solo, in realtà lui è cuoco di professione, poi sette anni da promotore finanziario a Milano e infine a Palermo “perché c’è il sole”. Ed è comico, ma mentre me lo dice si mette a piovere.
L’IMPREVISTO DEL MESTIERE
Mentre la pioggia scende, mi rendo conto dell’imprevisto: quando piove uno sciuscià non lavora. “Le previsioni dicono che farà brutto fino a domenica (e oggi è mercoledì ndr.) – dice Renzo – chiudo tutto, ma non importa io sono fortunato, ho l’amore e con lei mi chiudo a casa”. Così mi chiedo, quanto guadagna uno sciuscià? Renzo mi dice che ci campa, Vincenzo conferma: “Tra suolo pubblico, prodotti e altri servizi i costi ci sono, ma ci rientro”. Bene, buon per loro.
DIMMI CHE SCARPA INDOSSI E TI DIRO’ CHI SEI
Fra gli attrezzi, anche delle valigie vintage: “Prendo spunto dal passato – dice Vincenzo – restauro anche borse, giubbotti e accessori in pelle”. Passano alcune donne e a Renzo non sfuggono così gli chiedo quale scarpa debba indossare la sua donna ideale: “Sono un brasiliano e mi piacciono le infradito. La scarpa dice tanto sulla personalità dei miei clienti. Ci sono persone che indossano scarpe di quarantacinque anni di età e le tengono benissimo, altri puntano alle grandi cifre, ci sono perfino scarpe da cinquemila euro”. Vincenzo mi confida che una volta ha trattato scarpe di coccodrillo di estremo valore.
LA MORALE DELLO SCIUSCIA’
Scopro che Renzo e Vincenzo si conoscono, sono amici. Si danno consigli e si confrontano con i vecchi calzolai della città, lo fanno sul serio. Apprendono ogni giorno i trucchi del mestiere. E allora, mentre le mie scarpe sono zuppe di sapone, una dritta anche per me e per i giovani della città: “Non aspettare che il lavoro piova dal cielo, sii corretto con i tuoi clienti e spera che Palermo si evolva abbandonando certi meccanismi retrogradi, anche di pensiero”. E per me è stato come andare dal barbiere, senza timidezza o pregiudizio, mi sento più nuovo e pulito. Come le mie scarpe.
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