Vuoi diventare guerriera? Vivere la vita che desideri? Con il Roller Derby si può. Ormai è diventato uno sport femminile, questo incrocio tra pattinaggio a rotelle e rugby con ragazze che se le suonano di santa ragione per superare il blocco o per impedire di passare. Uno sport che, data la violenza veniva presentato all’origine, 1935, come uno spettacolo di moderni gladiatori. Per uomini. Ora, senza scomodare l’otto marzo e la sua leggenda, anche una maniera tutta al femminile per diventare protagonisti e per vivere al massimo.
SPORT DI CONTATTO
Il Roller Derby per le donne si sviluppa in America, a Dallas in Texas, intorno agli anni ’50. Prima di quel tempo per sfogarsi, sportivamente s’intende, su un campo da gioco, una gentil sesso aveva ben poche possibilità. Mentre, gli uomini dovevano solo scegliere quale sport praticare. Ad un certo punto viene fuori un gioco grintoso fatto di spinte e pattini, un simil calcio fiorentino su pista parabolica. Il perché resta una magia. Si gioca in cinque contro cinque: quattro blocker che difendono, più una jammer ovvero chi attacca e deve oltrepassare il muro delle avversarie. Tutto è lecito, il contatto la regola. Con un tocco tutto femminile. “E’ una disciplina- azzarda Giorgia protagonista delle Poison Kittens– che si lega direttamente al pattinaggio artistico che amavo. Solo che il roller è senza schemi fissi. Più freestyle e tanti colpi…corretti”.
A CIASCUNO IL SUO
Insomma gli uomini hanno hockey, rugby e altro per darsele di santa ragione; le ragazze hanno riscoperto il Roller Derby dirompente, fisico, trasgressivo, ma sempre nel rispetto di regole che non ammettono forza impetuosa e spropositata. “Il gioco pulito è alla base. Noi ad esempio abbiamo il terzo tempo come nel rugby. Lo avete mai visto nel calcio?”. Si cita il rugby e non a caso. Le Poison Kittens hanno anche fatto training intensivo con la squadra di Palermo, un gemellaggio durato qualche mese per permettere ai due mondi sportivi di incontrarsi nel vuoto delle proposte agonistiche palermitane. “Le altre città d’ Italia in confronto a noi volano. Noi ci autofinanziamo da anni. Passione e voglia non mancano, ma con la burocrazia che blocca tutto per cavolate non si può competere, è la migliore blocker che conosca!”. Mentre le parlo, Giorgia, che è un marinaio di yacht, viaggia, attraversa con la mente l’Italia, osserva le città e i paesi dal centro al nord con occhio critico…
ALLA RICERCA DEL PARQUET PERDUTO
…e un po’ di gelosia. “Nell’altra Italia sportiva, basta presentare una richiesta. E giochi. Qui no. C’è sempre una scusa: o il Palazzetto dello Sport è prenotato da altri o inventano cavolate, fatto sta che rimaniamo tagliate fuori. Per fare questo sport serve il parquet“. Ma i custodi delle strutture palermitane non sono abituati alle ragazze che sfrecciano sul campo in pieno stile USA. Ed in effetti che ne devono sapere? Vietato rovinare il pavimento. “Ma, noi abbiamo le ruote da indoor che sono ovviamente adatte! Poi parliamoci chiaro: la gente vede queste ragazze un po’ sui generis magari con orecchini vistosi e tatuaggi e non si fida”. Le facce stralunate di chi le guarda come per chiedersi: “Queste, dove vogliono andare?” hanno stancato. “E allora bisogna farsi furbe e cercare di ottenere i permessi per vie traverse”. Mai una cosa semplice e giocare, per le ragazze su ruote, diventa un secondo lavoro. Una storia che alla lunga stanca e Giorgia grida il suo dissenso. “Le poche strutture sono anche carenti, un disastro, che dobbiamo fare per avere una pista?”. L’ennesimo ostacolo che, messo insieme agli altri, diventa una goccia che può far traboccare vasi, otri e piscine.
THE AMERICAN DREAM
“Potremmo organizzare una quantità assurda di eventi collaborando anche con nord Italia, Europa e, perché no? Stati Uniti“. A volte, sembriamo proprio una città che allontana novità e ritorni di visibilità, importanti dal punto di vista economico. “Più vai al nord e più strutture vedi. La partecipazione dei bambini fa parte di una cultura che ti inculcano fin da piccoli portandoti nelle piste ghiacciate. A Palermo, devi aspettare il periodo natalizio ma non sono strutture adatte a noi. E poi, a gennaio, stop”. E se è già un problema trovare campi da gioco adatti per sfrecciare sui roller blade, immaginate quanto sia difficile trovare avversari: “Prima esistevano, ora non più. C’era la base dei militari di Sigonella e si giocava contro le americane che quando facevamo le trasferte si univano a noi in una sorta di frullato interculturale”. “Noi, eravamo la Sicilia -dice con orgoglio-. Però, secondo regolamento, i soldati restavano cinque anni nella nostra terra e, una volta scaduto l’incarico, dovevano andare via. Organizzavamo con loro trasferte e amichevoli chiamati Bootcamp, all’interno dei quali partecipavamo anche con squadre miste”. Non solo le Poison Kittens e le ragazze di Sigonella, quindi, ma anche altre provenienti da tutta la penisola.
LA DUCHESSA
“Avevamo una guida fichissima che giocava a livello professionale nell’Arizona. Si chiama Duchessa, personaggio assurdo, che ci ha aiutato tantissimo. Poi è partita. In America, il Roller Derby è molto avviato. Ogni giocatrice di solito ha un nickname: il mio era Truce Jojo e avevo il numero 17. Duchessa ci ha insegnato a stare in pista come vere professioniste”. Ma, parliamoci chiaro, a che scopo, se poi le Poison Kittens non possono avere un campo? Sicuramente, il muro invalicabile resta la burocrazia nonostante tutta la buona volontà. “La cosa incredibile è che, dopo anni, continuiamo spingere sui roller quad, affrontandoci con track e ruote ben strette nel campo del Dopolavoro Ferroviario, quando il tempo lo permette, in una gara di alta velocità e strategia”. Bello eh? Peccato perché poteva diventare il nuovo sport palermitano, ma dal comune non si è fatto mai sentire nessuno. “A terra ormai non metto piede, ma sono ancora in contatto con il gruppo. Da attaccante sono diventata amministratrice. Ce ne sono tantissime cose da curare giornalmente Facebook e Instagram, per esempio”. E sul web si può giocare chiudendo gli occhi.
di ALESSANDRO GERACI
PLAYLIST: The Stray Cats – Rock This Town
Be the first to write a comment.