Questa è la storia di un brutto anatroccolo dei tempi moderni che ci insegna ad accettarci per quello che siamo. E ad avere fiducia per trasformarci in magnifico cigno. C’era una volta un bambino cicciottello che detestava il suo aspetto ma che ha trovato ugualmente la via del successo… Attilio Cordaro ce l’ha fatta. Ha raggiunto traguardi importanti e concretizzato i suoi sogni questo giovane oggi ventottenne, siciliano, al quale, un giorno, è scattata la scintilla dell‘imprenditoria quale arma per riscattarsi nei confronti di madre natura che l’aveva fatto rotondo e paffutello. E dire che la vita gli aveva posto davanti ostacoli sempre più alti superati con la determinazione di chi, comunque, non si arrende. Determinazione che adesso è diventata la forza di un cammino avviato in modo atipico. “Ero un ragazzino grassoccio che a volte veniva deriso per il suo peso. Altro che concludere affari!”. Attilio, a causa della sua condizione, complice una profondissima sensibilità, si chiudeva in se stesso, nella camera, studiando e cercando, tra pagine e righe di testo, un modo per tirare fuori il suo potenziale intellettuale. Sapeva che da qualche parte, lì dentro, l’avrebbe trovato.
IL CIELO IN UNA STANZA
Per Attilio, isolarsi non era una punizione, ma l’unico modo per non darla vinta a quelli che, con superficialità, lo prendevano in giro a causa del difetto fisico. “Da solo mi sentivo meglio. Inoltre, mamma, che mi ha dato un’educazione molto rigida, era parecchio pragmatica: “Non frequentare chi ti fa soffrire” e “Stai da solo che è pure meglio”, i suoi consigli. Mantra che accompagnano il giovane Attilio traghettandolo verso l’età adulta mentre il periodo di solitudine lo conduce ad un dialogo interiore profondo che muta in obbiettivi: “Tutti mi prendono in giro? Dimostrerò di che pasta sono fatto, mi vedranno come la persona che voglio diventare“. Magari uno di quei lupi di Wall Street con cravatta e valigetta, una bella macchina e, magari, una piccola isola di proprietà, chissà in quale mare caraibico.
PROVE DI FUTURO
“Già da piccolo avevo dentro questo seme della rivalsa, quindi immagina … Volevo il meglio, dimostrare a tutti che valevo molto più della prima impressione”. Un seme piantato nel terreno, coltivato, e poi cresciuto. Ancora in procinto di evolversi nella testa del ragazzo, ormai in pienissima forma fisica, dal raggiante futuro che ora parla nei convegni da Palermo a Milano presentando idee, libri e insegnando ai giovani come costruirsi una storia scolastica di livello. “Quella voglia di sbattere in faccia agli altri i miei risultati si sta affievolendo”. Anche perché, col tempo, Attilio è dimagrito. E i suoi coetanei non lo prendono più in giro. “Adesso voglio vivere la vita. Essere la migliore versione di me stesso perché so di potercela fare”.
IMPARA DAI MIGLIORI
Quello che però cambia la sua esistenza è scoprire l’importanza della formazione, pane giornaliero, intesa come crescita personale e culturale. Spesso le nozioni più importanti sono quelle che, a scuola, non ti dicono. O meglio non ti mostrano. “Per imparare, devi copiare chi raggiunge risultati. Nelle scuole spesso la correlazione tra risultato e crescita non è menzionata. All’università chi ti insegna a fare impresa solitamente non è imprenditore, ma esperto di altre materie”. E Attilio, allora, mi racconta come tanti docenti spieghino concetti che non hanno mai applicato. E come, invece, basta seguire le orme dei vincenti per imparare davvero, perché “il successo lascia traccia e se carpisci i segreti dei tuoi maestri, non hai più limiti”. Per lui, un brain changer. Insomma quello che ti cambia il cervello.
MAESTRO …
C’è sempre un incontro che ti stravolge la vita. Nel caso di Attilio quello con l’imprenditore Dell’Oglio, a giurisprudenza, durante una lezione di diritto commerciale. “La sua premessa: “In questa lezione vi farò vedere l’impresa da un punto di vista diverso. Pratico, non accademico“. Ascoltandolo per la prima volta mi scattò la molla. Capii quella voce che sentivo nella mia testa. Le sue parole mi echeggiavano dentro. E gridavano: Impresa, con la i maiuscola”.
… E FRATELLO
Poi mr. determinazione incontra mr. ambizione. “Ho conosciuto Nicola, in un call center, nel periodo in cui studiavo e lavoravo. Il fratello che non ho mai avuto. Ha sempre voluto fare impresa. Aveva le idee chiare. E mi ha spinto più di tutti”. Il rapporto che lega i due colleghi è strettissimo. Praticamente, Attilio chiama al telefono più volte Nicola che la sua fidanzata. “Celeste mi rinfaccia che è mio marito. Ovviamente scherzando”. Un rapporto straordinariamente saldo anche per il contesto siciliano che vede, nei due sognatori, degli alieni. “Insieme, abbiamo abbattuto pregiudizi e avversità“. Proprio nel salone, a casa di Nicola, nascono i primi progetti e le prime vittorie: vedono la luce app, come “Appunti condivisi”, futuristico programma per la gestione delle dispense universitarie, e libri; nascono portali web e i due vincono anche il contest TwitterforUni a Milano.
FIDANZATO CON IL PC
“Godo nel lavorare, trascinarmi via dal computer è molto difficile, però negli anni ho cominciato a bilanciare le cose e lo insegno pure agli studenti. Quello che propongo è un modello imprenditoriale del terzo millennio, cioè in cui le relazioni sono al centro di tutto e dove il raggiungimento di un traguardo si traduce in felicità. Lavorare solamente non basta, devi amare ciò che stai creando. Deve esistere una felicità nel risultato”. Il genio non si stanca mai e … scrive. Parliamo del suo prossimo libro, ma si tiene abbottonato. Quella è un’altra storia. E non si può insegnare. Pazienza. Lo comprerò, via internet, negli store.
playlist: Dave Brubeck – Take Five
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