Regolamento di conti post elettorale. Come volevasi dimostrare. A volte sotto traccia, come nel caso del Pd e della Lega, in altre circostanze sono bastate poche ore dalla chiusura delle urne perché volassero gli stracci. Prendiamo Forza Italia, per esempio. Saverio Romano, massima espressione dei centristi aggregati proprio alla vigilia per espresso desiderio di Silvio Berlusconi, ha accusato senza mezzi termini Gianfranco Miccichè. Le parole utilizzate, benché retaggio di un lessico dai toni vintage, sono diventate virali in poche ore. Potenza di Facebook e dell’informazione on line che ha consentito di pesare la severità delle smorfie e delle espressioni facciali accanto allo sdegno verbale. “Hanno fatto una crociata contro di me”. “E’ stata una mobilitazione di tutto il partito”.

LE RAGIONI DI ROMANO

Crociata. Mobilitazione. E qui Romano ha ragione. I quadri del partito, sensibili al richiamo di Micciché, meno che a Catania, hanno difeso la postazione e l’ortodossia. Hanno votato Giuseppe Milazzo, uno di loro, temendo che l’eventuale successo di Romano avrebbe rappresentato una opa sul futuro di Forza Italia. L’impresa è stata sfiorata, se Bagheria e le Madonie avessero risposto secondo le aspettative, Romano ce l’avrebbe pure fatta , a dispetto di tutti e di tutto. Ma la questione non poteva finire il 26 maggio. Il più democristiano contro il più comunista delle fila forziste, si annusano da anni e mai si sono piaciuti e l’epilogo sarebbe stato lo stesso anche a parti invertite.

LE RAGIONI DI MICCICHE’

Su cosa ha ragione Miccichè? Con le elezioni europee non c’era in ballo soltanto la rappresentanza siciliana nel PPPE (Partito Popolare Europeo), ma il controllo del partito nell’immediato futuro. Con Miccichè alla guida dell’Assemblea Regionale non sarebbe stato difficile convincere Arcore della opportunità di redistribuire le cariche. A livello regionale la vecchia guardia democristiana ha ancora un peso evidente, ma non ha più una casa solida. E c’è gente di spessore a cercarla assieme a Romano, a cominciare dai tre assessori, Lagalla, Cordaro e Turano. Comprensibile, per tornare alle parole di cui sopra, che ci sia stata una crociata e una mobilitazione contro il numero 1 democristiano.

IL POLO ANTI LEGA

Ciò che appare evidente è che la pace non sarà cosa di domani, ma certamente di dopodomani, nonostante i rispettivi clan facciano di tutto per alzare i toni. Micciché e Romano hanno eguali intenzioni, costituire un polo moderato anti Lega capace di dare voce alle istanze più prettamente siciliane. C’è lo spazio politico e anche l’utenza, specie se il progetto dovesse stimolare quella consistente parte di elettorato che da anni diserta le urne. Ma, separate, le due anime – quella prevalentemente laica e l’altra di ispirazione cattolica – non hanno dove andare. E sono intelligenti entrambi per non capirlo.

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