Quando parli con lei senti la pressione. Sai che stai intervistando l’equivalente di Francesco Totti per il calcio femminile. Lei, Pamela Conti la trequartista, numero dieci dentro il campo con la maglia della Nazionale italiana e fuori, nella vita, fra i vicoli del quartiere Ballarò, a Palermo. La prima esperienza l’ha consacrata, la seconda l’ha resa «più forte, più audace, più competitiva, più tutto – dice – nascere e crescere a Ballarò significa essere diversa dal resto mondo, ci rende unici. Non abbiamo niente, solo un cuore più grande degli altri».
DALL’AMERICA ALLA RUSSIA (SENZA RACCOMANDAZIONI)
E il resto del mondo lei lo ha vissuto da protagonista (oltre 200 reti in circa 350 partite). Dall’America fino in Russia, l’esperienza più bella in Spagna. Fino a qualche settimana fa era all’Atletico Madrid, allenava l’under 16 e non ha chiesto raccomandazioni a nessuno, i colchoneros se la sono andati a cercare, dopo un’estate passata con la polmonite, perché in Spagna se hai indossato la maglia numero dieci, non hai sesso. Vali quanto Messi e Del Piero. Oggi è passata al Torrejon dove dirige l’intero settore femminile.
E’ SOLO L’INIZIO
Pronti, partenza e via. Un aereo e la vita dietro (oppure di fronte?), la sua accademia in mano al fratello Vincenzo e il ritorno in Spagna dove il diktat è sempre lo stesso: «Palla al piede già da piccoli». Se in Italia siamo anni luce in ritardo per il calcio femminile e in certe telecronache si sentono commenti sessisti medievali – «Uomini a cui non voglio rispondere perché mi beccherei una denuncia» – in Spagna hanno investito tanto e Pamela ne è certa: «Sono esattamente dove devo essere, qui tutte le partite vengono trasmesse in tv e i club maschili hanno iniziato ad investire. Lo scontro diretto fra Atletico e Barcellona al Wanda Metropolitan è stato visto da più di sessantamila persone e lo si sente nell’aria che è solo l’inizio».
LA NAZIONALE DEI SOGNI
Giusto un paragone, ma siamo consapevoli che è come sparare sulla Croce Rossa: Juventus – Fiorentina all’Allianz Stadium ha ottenuto il record per il calcio italiano femminile con 39.027 spettatori (tagliandi gratuiti). Siamo indietro, ma la strada è tracciata e lo dimostra la qualificazione ai Mondiali di Francia della Nazionale di mister Milena Bertolini (perché “miss” suona male o perché il midollo è ancora maschilista?) o Commissario tecnico, che forse è più corretto. La competizione sarà trasmessa su Sky: «Le cose cambieranno, la Juventus sta facendo un grande lavoro, ma anche Fiorentina, Roma e Milan. Siamo lo sport del futuro, la gente è stanca del calcio maschile e adesso tocca a noi».
(Il video è stato realizzato da Vincenzo Pennino e Vincenzo Allotta)
LA NUMERO 10
Probabilmente Pamela darebbe un rene o una tetta per essere nel gruppo della Nazionale. Lei che ha vissuto gli Europei 2013 e ha indossato la dieci che è «croce e delizia per gli allenatori, ora è di Cristiana Girelli ed è giusto così, rappresenta il genio creativo dell’Italia». Sa tanto di rivincita per la Conti, figlia d’arte: il papà, morto l’anno scorso, giocò nel Palermo da ala destra nei primi anni sessanta. Anche i suoi fratelli erano in orbita rosanero. «Quando ero piccola la famiglia non mi seguiva tanto, solo quando sono arrivata in Nazionale si sono resi conto che ero davvero brava – dice – è stata la mia fortuna, sono potuta crescere senza pressioni, giocavo perché mi piaceva e quando mio padre iniziò a seguire le partite della Torres, la mia squadra, io lo chiamavo alla fine di ogni gara per chiedergli “come sono andata?”».
LA FAME DI GOL
Insomma, a questo punto avrete compreso quanto Pamela sia il risultato di un percorso complesso. Una donna che si è ritagliata un angolo in un mondo maschilista come lo è il calcio e che è diventata simbolo per professionalità e capacità, senza sesso. Faceva la fame, poi in Russia arrivarono i soldi veri («che però non erano nemmeno l’1% dello stipendio di un uomo») allora non si è fatta mancare niente. Spendendo direte voi? No, diventando capocannoniere del campionato russo nel 2013. Scusate se è poco.
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