Quella di Valeria Ancione non è una semplice storia, è la risposta di tutte le donne ai pregiudizi di una società spesso sbagliata e maschilista. Il suo è un racconto dolce e toccante come i libri che scrive, ma pieno di difficoltà e storture così come di regola impone la vita. “Valeria e le avversità” sarebbe il titolo del primo paragrafo di una sua biografia. Allora’ mi prendo io la briga di scriverla: il luogo in cui s’inizia la storia è Messina. Protagonista, una bambina che sogna di giocare a calcio e di emozionarsi con le parole.

MENS SANA IN CORPORE SANOValeria Ancione

Di sport femminili negli anni ’70 in Sicilia, però, ne esistevano pochi e la scelta di Valeria, che aveva solo nove anni, è stata quasi obbligata. Altro che calcio. “Potevo giocare a basket o pallavolo, avrei scelto la seconda, ma era per i più grandi. Ho dovuto optare per la pallacanestro, mi ha accompagnato per la vita”. Crescendo Valeria capisce anche che, oltre allo sport, dentro ha un altro fuoco che brucia. Un misto di poesia e parole che deve assolutamente mettere per iscritto. Scrivere sarebbe stato quindi il suo lavoro. “Era sia un talento che un sogno. E i sogni sono come magma, dopo troppo tempo esplodono, ritornano e risalgono. Bisogna sempre ascoltarli“.

EDIZIONE STRAORDINARIAValeria Ancione 1

Così un giorno Valeria sale su un treno per la Capitale, supera lo stretto, e prova uno stage al Corriere dello Sport. La prendono. E inizia la sua carriera giornalistica raccontando basket e discipline minori. “Tutto bellissimo … a parte scoprire che un giornale sportivo è estremamente tecnico, poco poetico e che il basket femminile contava zero praticamente”. Forse anche i quotidiani avrebbero bisogno di più poesia. Valeria faticava, ma c’era troppa eleganza in lei per rifiutarsi di esprimerla sulle pagine dei giornali. Anche se non è facile farsi strada in un ambiente, soprattutto ai tempi, dominato dagli uomini. “Le redazioni erano maschiliste e lo spazio esiguo. In seguito la situazione è cambiata e parlare di pallone mi ha ridato il sorriso in una carriera abbastanza monotona, piatta, senza grandi impennate e picchi”.

DONNE DU DU DU Valeria Ancione La dittatura dell'inverno

Valeria si stabilisce a Roma e costruisce una famiglia. All’improvviso una seconda vita. Dopo aver scritto per anni solo per quotidiani, trova lo slancio giusto per la sua vera passione, i libri. “Quello che pensavo fosse il primo, nel ’94, era la guida del basket. Mi sono detta: “Almeno un libro l’ho fatto!”, ma era una cosa terribile piena di statistiche e numeri”. E s’illumina quando racconta di donne, tutte speciali, di sogni proibiti e amori impossibili. “Sono persone rare e eccezionali con storie meravigliose che non conosceva nessuno”. Alcune riflessive e complesse come Nina in La dittatura dell’inverno, altre sognatrici e atletiche come Patrizia. Il tutto condito da un sapore a sprazzi autobiografico. “Nel mio ultimo libro, Volevo essere Maradona, gli episodi narrati sono quelli di Patrizia che vuole diventare calciatrice, altri momenti invece li ho romanzati, ma sono un modo per vivere emozioni mai provate”. E il calcio ritorna…

PROVE DI SICILIA

….come tornerà, nel prossimo romanzo di Valeria, un altro tema centrale della sua vita: la Sicilia, quella terra abbandonata per necessità tanto tempo fa alla quale spera di fare un giorno ritorno. “Parlerò di Messina e le donne saranno sempre al centro della narrazione. Mi piace essere una cantastorie di avventure femminili. Roma è la mia città da trent’anni anni, ma non lo è abbastanza. Non ero pronta a raccontare la mia vera terra, adesso forse lo sono. Quando mi chiedono dove sono nata, rispondo a Palermo. Ma fino ai dieci anni ogni estate l’ho passata a Ragusa, poi sono cresciuta a Messina. Insomma, sono siciliana“.

playlist: Donne – Zucchero

di Alessandro Geraci