L’occhio vispo e intelligente che nota tutto e che entrando per la prima volta a Palermo, si concentra sulla Chiesa di San Ciro sperando che tutto il resto della città non sia abbandonato allo stesso modo. Arriva dalla Francia con quell’accento un po’ così nel 2006 e con lo sguardo inizia a fotografare tutto: Porta Nuova, la Cattedrale, il Teatro Massimo, Piazza Pretoria. Flirta con la città, per lui è il primo appuntamento. Palermo e la Sicilia le aveva studiate solo sui libri di storia, perché lui sulla carta d’identità esce proprio come storico, appassionato di tutto quello che vortica attorno alla Seconda Guerra Mondiale. Il suo nome è WIl Rothier e dopo averlo conosciuto, non sarai più lo stesso.
I LIBRI DI STORIA
Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit (Palermo conca d’oro divora i suoi e nutre gli stranieri) è la frase che appare appena sotto il Genio di Palazzo delle Aquile ed è la prima cosa che pensa Wil quando disegna il palermitano medio nella sua mente: “Uno che si lamenta sempre – racconta – che punta il dito contro il costo della benzina, ma non rinuncia a prendere l’auto per fare duecento metri; uno che si lamenta della sporcizia, ma non riesce a fare centro nel cassonetto della spazzatura; uno che vuole la legalità, ma posteggia in doppia fila, ma è meraviglioso perché ti offre sempre il caffè, anche quando non può permetterselo”. Anche in tempi di magra come la Seconda Guerra Mondiale.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
“In Francia la studiamo molto, qui invece è tutto più tortuoso, fino a qualche periodo fa parlare di fascismo non era semplice – spiega – non è facile parlare di una guerra quando la si è persa, soprattutto quando tutti gli italiani hanno avuto almeno un fascista in famiglia”. Del resto sono passati circa settant’anni e “qualcuno che ha vissuto le bombe del ’43 lo si trova ancora”. Insomma, la Sicilia è sulla strada di Wil non per caso: “Tutti ricordano lo sbarco in Normandia, ma pochi in Europa ricordano l’arrivo degli alleati in Sicilia – racconta eccitandosi – soltanto con le storie dietro l’Operazione Husky potremmo fare una serie tv di dieci stagioni”. Per cui l’obiettivo è cercare di stimolare il palermitano a conoscere e conoscersi meglio.
INTERAGIRE CON I NONNI
Perché la Sicilia è la chiave del Mediterraneo e della storia europea, senza di lei il buio. Negli anni, Wil ha cercato di avviare ricerche e contatti con la politica per aprire al pubblico molti luoghi dove la guerra ha lasciato il segno e lo si sente ancora. Pensiamo ai rifugi antiaerei dove molti palermitani sono entrati per la prima volta e tanti altri ci sono tornati ricordando un passato recente e doloroso: “Quando accompagno i visitatori nel rifugio antiaereo non faccio lezioni di storia, ma creo curiosità – dice – chiedo alle persone di interagire con i nonni, di rintracciare la documentazione militare dei parenti che hanno combattuto la guerra, così si fa turismo della memoria e non semplice turismo bellico”. Wil inoltre dice che la guerra è una questione di famiglia, di comunità: “Se tuo padre è stato in guerra, anche tua madre lo ha fatto”. È dentro di te.
L’ITINERARIO
Gli chiedo quale itinerario consiglierebbe per saperne di più: “Passeggia per il centro storico che è un museo a cielo aperto, studia le tracce lasciate dal fascismo, dai bombardamenti, immagina l’arrivo degli americani al Cassaro o le difese della città al Foro Italico, poi spostati a Monte Pellegrino dove ci sono ancora intatte le postazioni di contraerea o visita il poligono nascosto al Parco della Favorita, entra nei rifugi come quello sotto Piazza Pretoria. Le storie migliori sono lì”.
IL RIFUGIO SOTTO PIAZZA PRETORIA
Una storia, per esempio? “Quella del rifugio è già una storia di per sé – spiega – lo abbiamo aperto tre anni fa e mi ricordo fra i primi visitatori una coppia di anziani felici di essere laggiù che si dicevano ti ricordi? Io ero qui. Poi c’è chi piange, un uomo anziano una volta ci ha commossi tutti perché ricordava con dolore quel periodo”. Adesso Wil sta lavorando a un grande progetto che prevede la realizzazione di un museo internazionale della Seconda Guerra Mondiale chiamato WWIIMM – World War II Memory Museum, in un luogo rimasto segreto per più di settant’anni. Dove, gli chiedo: “Sotto la Favorita ci sono delle cisterne immense costruite da Pier Luigi Nervi – racconta – noi proponiamo di convertirle in una grande struttura museale ipogea con una collaborazione mondiale”.
IL PALERMITANO FRANCESE
E mentre lo dice, rifletto che Wil Rothier ha fatto molto di più di tanti palermitani medi. C’è poco da fare, neanche fosse della famiglia: “Se molti dicono che italiani e francesi sono cugini, ci deve essere un perché. Io vengo dal Nord della Francia che è molto simile alla Sicilia, siamo ricchi e non ce ne rendiamo conto”. Noi chi, gli italiani? “Non mi sento italiano, mi sento palermitano perché se in Francia sono cresciuto, a Palermo sono maturato”. E sai parlare anche siciliano? “N’cachì!”.
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