Una colonna di fumo tipica delle peggiori aree industriali, di quelle che fanno capire quanto il progresso, determinante nel fattore produttivo a vari livelli, abbia intaccato veramente di striscio alcuni fattori inquinanti. Una colonna di fumo che ha invaso la zona del porto di Palermo che sembra avere una franchigia rispetto alle politiche di tutela ambientale che il Comune ha avviato da tempo.
E POI SI FANNO ZTL E ISOLE PEDONALI…
Perché hai voglia di inventarti ztl, fare isole pedonali, tentare di limitare il traffico veicolare se poi c’è chi vanifica ogni migliore intenzione. Giusto per chiarire: il porto è un punto essenziale delle politiche economiche e sociali di Palermo, città che contiene già nel suo nome la vocazione portuale. Oggi buona parte dell’economia delle botteghe e del terziario riceve ossigeno dai flussi che le navi da crociera garantiscono tutto l’anno.
LA SALUTE NON SI BARATTA
Senza parlare del traffico merci che supplisce alle limitazioni geografiche della nostra isola e all’importanza dei collegamenti con Napoli, Genova, Livorno o Cagliari. In considerazione di ciò è più che legittimo garantire una corsia preferenziale a chi è portatore di interesse per la città. Risulta indigeribile sacrificare il benessere e la salute pubblica sull’altare dell’economia, perché la tutela della salute non è e non dovrà mai essere merce di scambio.
IL CANTIERE INFINITO
Via Emerico Amari è già stata oltraggiata con la presenza del cantiere infinito, chiedere agli abitanti della zona se la qualità della vita non risenta di quell’opera mancata. L’inquinamento acustico e ambientale raggiunge livelli di guardia. Non si deve ignorare che ogni passaggio a vuoto in questa direzione non fa altro che peggiorare una situazione già critica in partenza.
TOLLERANZA ZERO
Già lo scorso anno, più o meno in questo periodo, assistemmo con stupore al problema dell’approvvigionamento idrico delle navi da crociera che pompavano acqua al massimo in un frangente di limitazione di erogazione in città. La questione si risolse in fretta, anche per le proteste popolari. Ma era già quello un segnale pericolosissimo. Ma una cosa è una diminuzione temporanea dell’acqua, ben altra tollerare questa tipologia di fumi industriali. Occorre individuare le responsabilità e intervenire in maniera decisa, perché oggi non risulterebbe tollerabile archiviare il caso o girarsi dall’altra parte.
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