Ciatu ri matri, amunì, amminzigghiatu. Ci sono parole del dialetto siciliano che anche tu provassi a tradurle letteralmente in italiano, non riusciresti a emularne la stessa energia. E se questo è vero, fidatevi quando vi dico che ci sono certi palermitani unici e straordinari. Geniali, artisti da marciapiede, uomini che si battezzano cristiani e che a cambiargli tempo, spazio e quindi contesto, morirebbero soffocati perché sono vecchie piante isolane, mai viste in altri luoghi.
DOTTORATO IN GRAMMATICA PILUSA
Uno di questi è Giovanni Basile, titolo di Studio: prima comunione; dottorato in grammatica pilusa. Se giri per il Cassaro lo incontri certamente, i capelli grigi e lunghi, mezzo arabo e mezzo qualcos’altro che se fosse un cane, sarebbe di razza canazzu ri bancata. Conosce bene Palermo e i palermitani, è un antropologo con la passione per la scrittura, quella vera, quella sincera di chi scrive senza tesserino professionale. È un poeta mancato, magari anche emarginato. Un collezionista di romanzi di Emilio Salgari (a casa ne ha più di cinquecento, alcune prime edizioni) ed è per questo che lo chiamano ticre, dalla tigre della Malesia. Fosse palermitano Sandokan che farebbe? “Sarebbe un parcheggiatore abusivo”, mi dice Giovanni.
BABBALUCI NEWS
Uno con la lingua lunga e la penna affilata, per questo ha deciso di autoprodurre una rivista che regala ai commercianti della città: si chiama Babbaluci News e contiene tutto quello di nuovo che scopre, che lo incuriosisce e che ha voglia di condividere. “Il giornale è il mio Yanez – racconta – è la parte più riflessiva di me stesso. Una specie di diario personale condiviso, non ho un progetto definito, scrivo l’apologia del pensiero unico, il mio”. E fin qui va bene, il fatto è che alla gente piace, le persone lo seguono e non solo quelle del quartiere. I negozi lo richiedono, hanno anche cominciato a sponsorizzare le pagine: “In base a quanto raccogliamo stampiamo più o meno copie”.
TU SI CURNUTU!
La gente lo ferma, gli chiede di scrivere di questo o quell’altro, chiacchierando nascono rubriche che per certi bar sono un must. Una di queste si chiama tu si curnutu: “Ognuno di noi, durante la sua giornata subisce piccoli o grandi soprusi da parte del prossimo – spiega Giovanni – allora ho pensato a una valvola di sfogo contro l’egoismo dilagante e la cattiva educazione”. E poi le fotografie di click on the road, istantanee amatoriale per vignette dissacranti: “Le persone vogliono essere fotografate, si arrabbiano se non lo faccio e oggi ho riempito più rullini io che la questura”. Ma se lo sfogli, Babbaluci news parla anche di mafia, lavoro nero, prostituzione e poesia. Il tutto spiegato come si mangia, senza giri di parole e con poco sale.
A.A.A. GIOVANE LAUREATO
La società attuale non piace al ticre e Babbaluci è la sua personale vendetta. Qualche tempo fa, lo contatta anche un giovane laureato in filosofia, molto specializzato, ma tagliato fuori dal mondo del lavoro. Gli chiede di poter collaborare e per Giovanni che scrive nel suo garage, è il segnale che la gente non è indifferente. Chi lo è il sistema: “Cerco sponsor, faccio i conti che non mi tornano mai, mi carico i giornali in spalla e li porto ai distributori, a volte ho le vesciche ai piedi per il troppo camminare e mi fermo a fumare sul ciglio del marciapiede – racconta – a quel ragazzo dissi non sono direttore e neanche Egregio Dott. Basile, come mi chiami tu, ho fatto solo le medie e se un giovane con il tuo curriculum è costretto a chiedere lavoro a un giornale come il mio, questo caro amico, è un paese di merda“.
SE CHIAMA CAMILLERI…
E Giovanni ha un sogno, anzi più di uno: il primo è ospitare un racconto di Andrea Camilleri scritto proprio per Babbaluci “naturalmente ‘a gratis”, il secondo è che Palermo si svuoti finalmente da iene, sciacalli e gattopardi. E forse è più probabile che il genio che ha creato Montalbano chiami il ticre oggi stesso.
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