Una bella e buona bionda torna in Sicilia. Non stiamo parlando di una conturbante normanna ma di un’antica birra made in sicily, che ha portato alta, per decenni, la bandiera della trinacria. Come dire che sarà di nuovo possibile fare il “tocco” con la Birra siciliana. Nata nel lontano 1923 da una società tra le famiglie siciliane Lo Presti e Faranda, la Birra Messina riempiva gli scaffali di tutti i supermercati siciliani e calabresi.
LA CRISI
Una grande tradizione fino agli anni ’80, quando in seguito a difficoltà economiche, il marchio viene ceduto al gruppo Dreher-Heineken, che mantenne il nome e i posti di lavoro degli operai dello stabilimento messinese, anche se la produzione, gradatamente, veniva spostata in altre sedi del centro e del nord Italia, fino a ridurre la storica sede messinese di Via Bonino in un semplice impianto di imbottigliamento.
LA CHIUSURA
Un lento e triste depauperamento, che portò nel 2007 alla definitiva chiusura dello stabilimento sullo stretto. In soccorso alle 41 famiglie rimaste senza lavoro, si presentò la Società Triscele, un’azienda dei discendenti della famiglia Faranda. Non potendo utilizzare il marchio storico, rimasto di proprietà di Heineken, la Triscele immise nel mercato due nuove birre, la patruni e sutta e la birra del sole, nella speranza di recuperare quella fetta di mercato importante che si era conquistata nei decenni la storica birra Messina. Quattro anni difficili, che non portarono ai risultati sperati. Nel 2011, lo stabilimento di Via Bonino chiude di nuovo le saracinesche.
GLI OPERAI SI RIBELLANO
Inizia qui l’odissea di 41 famiglie di operai messinesi, che dopo aver subito cassa integrazione e contratti di solidarietà, vengono licenziati e privati di quella birra che sentivano propria. Lunghi presidi, con tanto di tende e sacchi a pelo davanti ai cancelli dell’azienda: per 18 mesi i lavoratori del birrificio gridano aiuto, cercandolo nelle istituzioni e nel mondo dell’imprenditoria. Ma nessuno è pronto a raccogliere il loro urlo di disapprovazione e di disperazione.
L’IDEA
Con grande tenacia e coraggio, 15 dei 41 ex dipendenti decidono che non possono darla vinta al fallimento. Investire sul proprio futuro è un rischio, ma vale la pena correrlo. Per salvare se stessi ma anche per non far morire un prodotto che ha una storia importante per l’isola. Da dipendenti si trasformano dunque in imprenditori, utilizzando a garanzia dell’investimento il proprio tfr. Nasce la cooperativa birrificio Messina a cui, dopo qualche anno, il Governo Crocetta, apprezzando lo sforzo di questi coraggiosi imprenditori-operai, assegna due capannoni abbandonati nella zona Asi di Larderia.
AGATA, OPERAIA-IMPRENDITRICE
“Non è stato facile fondare la cooperativa – spiega Agata Scaglione – né è stato facile il percorso burocratico. Dopo tanto lavoro, la Regione ci ha assegnato due capannoni nella zona industriale di Messina. Erano in condizioni pessime, c’erano perfino i tetti di amianto – racconta la socia della cooperativa -. Li abbiamo ristrutturati a nostre spese e messi a norma, per preservare l’igiene e la sicurezza. E con tanti sacrifici abbiamo comprato i macchinari per la cottura, la fermentazione, l’imbottigliamento e tutto ciò che serve per fare un buon prodotto”.
NUOVI MARCHI
I 15 imprenditori inventano la Birra dello Stretto e la Doc 15, quest’ultima anche in versione cruda. Ma, nonostante l’investimento cominci a dare buoni frutti, i 15 soci hanno un altro progetto, ovvero quello di recuperare lo storico nome. Il sogno si realizza a gennaio del 2019, quando il birrificio siciliano trova un accordo con la Dreher-Heineken, riappropriandosi della produzione della Birra Messina, che dopo più di vent’anni torna ad essere siciliana.
SICILIANA DOC
Per sancirne l’origine, vengono aggiunti due tocchi di originalità: i cristalli di sale delle saline di Trapani, che conferiscono alla birra un gusto più morbido e rotondo, e un’etichettatura che si ispira ai decori del barocco siciliano, con colori tipici delle maioliche isolane.
NON FINISCE QUI
“L’azienda è in fase di crescita – conclude Agata – Al momento la birra viene distribuita nel territorio nazionale da Heineken. Ma abbiamo grandi progetti, come quello di aumentare la produzione e dare occupazione a tanti siciliani che non hanno un lavoro”.
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