Zeffirelli e la Sicilia, un amore mai tradito. Una di quelle passioni che a volte portano anche alle liti e alle urla, ma che le liti e le urla mai fanno stemperare. Del resto non viene difficile pensare al trasporto del regista per una terra che sapeva sollecitarne i paradossi estetici. Non è difficile immaginare i sentimenti forti che i suoni, i colori e gli odori della Sicilia gli abbiano sollecitato in questa vita vissuta e dedicata al bello.

L’AIDA AL TEATRO MASSIMO

Zeffirelli ha rappresentato una tappa fondamentale per il Teatro Massimo di Palermo dove portò, nell’anno della sua riapertura, la storica edizione dell’Aida messa in scena per la prima volta alla Scala di Milano nel 1963. Un regalo che volle fare alla città e al suo sindaco Leoluca Orlando, artefice del tanto atteso rilancio del più prestigioso teatro europeo.

(Immagini dell’emittente Tgs)

L’AMORE PER VERGA

Ma il suo legame con la cultura siciliana era di ancora più antica data. Amò Giovanni Verga tanto da fare un adattamento cinematografico della novella Cavalleria Rusticana, ma rispettando anche il piano operistico di Pietro Mascagni. E 11 anni dopo, nel 1993, si concesse il bis portando al cinema Storia di una capinera, interamente girato in Sicilia tra Acitrezza, Catania, i versanti dell‘Etna e Noto.

PIRANDELLO CON PAOLA BORBONI

Ma Zeffirelli regalò il suo tocco anche a Luigi Pirandello, dirigendo la mitica Paola Borboni nel Così è, se vi pare. “Perché sono arrivato tardi a Pirandello? – disse nel 1984 a la Repubblica -. Me lo domando anch’io perché. Negli anni ’60 erano altri incaricati da dio a rappresentarlo e io non ero d’accordo con quel modo di fare Pirandello…” Questo per capire meglio quanto poco idilliaco fosse di base il suo rapporto con il mondo del teatro e della critica.

(immagini dell’emittente Rai)

ATTACCO ALLA PIOVRA

Ma alla Sicilia lo lega anche una polemica alla fine del secolo scorso. Oggetto La Piovra, lo sceneggiato televisivo diretto da Giacomo Battiato che sbancò l’audience su Rai1, ma che come nel caso attuale  di Gomorra provocò non poche polemiche sulla rappresentazione del mondo criminale quale scenario naturale del sud. In quel caso proprio della Sicilia.

I SICILIANI COME GLI EBREI

“Ritengo che i siciliani – sostenne il regista, allora anche senatore di Forza Italia – dovrebbero fare come gli ebrei che hanno costituito una potente lega contro la diffamazione per controllare tutto quello che a livello artistico si produce nel mondo su di loro. La Sicilia dovrebbe avere potere di controllo su copioni e sul prodotto”.

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