Andrea Camilleri non è morto, non morirà mai. E non se ne va un pezzo di tutti noi. La banalità mi assale mentre scrivo l’attacco di questo pezzo, ma non posso farci nulla. Così è. Ognuno di voi conserva qualcosa oggi, ognuno. Non c’è possibilità di rimanerne fuori, se sei siciliano, ci sei dentro. Che tu legga oppure no, che tu abbia una televisione oppure no. In un modo o nell’altro avrai ripetuto il famoso anatema: “Montalbano sono!”.
LA SUA INVADENZA
Riconosciuto in tutta Italia, il valore sempre alto e attuale, più di una moneta internazionale. Camilleri è entrato prepotentemente nelle vite di tutti con le sue storie, i suoi personaggi e il suo linguaggio. Suo, perché è un siciliano diverso in bocca alla sua penna. Che Luca Zingaretti ha reso universale insieme alle mimiche di un uomo vicino a tutti, debole come tutti, uomo come tutti.
I TELEFILM DEGLI ANTICHI
Nel mio personale bagaglio, alla sezione Camilleri, ci sono le serate passate a punzecchiare mio padre ricordandogli quanto fosse fatto vecchio, perché i telefilm di questo tipo li vedono gli antichi (non i vecchi. Le cose vecchie si buttano, quelle antiche si conservano), ma l’immaturo non capiva che era guardare in faccia una Sicilia, quella di Camilleri, che faceva tornare bambini o giovani, mentre nuotavi fra le onde del mare davanti alla famosa casa di Punta Secca. Le donne, gli omicidi, l’amicizia. C’era tutto.
CI PENSA TIRESIA
Una volta litigai (incomprensioni più che altro) con un amico che era nervoso e si era rivolto male nei miei confronti. Non gli dissi nulla, è già da un po’ che cerco di imparare a parlare meno, fare spesso passi indietro per poi farne sempre uno in più del mio interlocutore. È il saper disinnescare di Perfetti sconosciuti. Per farla breve, l’amico mi fece trovare a casa, la sera stessa, un piccolo volume di Camilleri: Conversazione su Tiresia. Che lessi in venti minuti, il tempo perfetto per calmarmi, chiamarlo e dirgli che gli volevo bene.
L’IMMORTALE
Ecco cosa fa Camilleri. Riunisce i siciliani. Padri e figli, amici e nemici. Che poi ce lo invidi mezzo mondo, questo è un altro discorso. Io non lo conosco, non guardo Montalbano con mio padre e non avevo letto nulla di lui fino a Conversazioni su Tiresia. Adesso ne scrivo e abbraccio un amico nel suo momento difficile, che una volta mi fece ragionare. Un episodio della mia vita che è volato via, ma che è un miracolo perché rende immortale chi non c’è più o chi se ne sta andando.
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