Una cura non solo per disturbi fisici, ma anche psichici. E’ lo Shiatsu, parola giapponese, composta da SHI -dito, pollice– e ATSU –pressione– tradotta in pressione delle dita o del pollice, identificativa di una particolare tecnica di trattamento medico e corporeo. “Vietato utilizzare strumenti che non siano le mani -spiega Giovanni Riolo-. E’ una forma di relazione intrattenuta attraverso il contatto ed in particolare mediante la pressione naturale di punti ben precisi del corpo”. Può stimolare organi, muscoli, alleggerire le spalle, le scapole e persino lavorare sul diaframma. I benefici sono infiniti.
MASSAGGIO? NON PROPRIO
In ufficio si è rotto il condizionatore. In sintesi, ci sono trenta gradi all’ombra. E mentre chiedo a Giovanni di raccontarmi la sua esperienza da operatore Shiatsu, una domanda sorge spontanea: “Come fai a massaggiare con questo caldo? “. “Intanto non è un massaggio -mi risponde- e, al contrario di quanto si pensi, rilassa. Ne gode non solo chi riceve il trattamento (ecco il termine corretto), ma anche chi lo pratica”. Giovanni mi spiega meglio quest’affascinante universo orientale. “E’ tutto un portare peso. Ti appoggi all’altro. Non è come una stimolazione classica in cui manipoli tessuti usando forza. Quello si che fa sudare”. Chiamarlo massaggio, quindi, è improprio. E’ un’alterazione che serve a creare stimoli sia in superficie che sotto. Apre le muscolature e favorisce il passaggio dell’aria e del sangue; quindi una migliore vascolarizzazione. “L’energia vitale non è che questo per noi occidentali. La visione orientale è invece più aulica”. In pratica mi stai dicendo che con un tocco sulla schiena puoi arrivare ad accarezzarmi il cuore? “(ride) No no, dalla schiena no. Magari dal braccio”. La sensazione è reale, quindi, come se qualche organo interno si stia realmente muovendo. E Giovanni, per capire meglio la situazione, mi propone quindici minuti di trattamento. Ma sto lavorando e, purtroppo, non ho il tempo.
TEMPAKU SAN E NAMIKOSHI SAN
La disciplina medica affonda le radici in Cina, ma nasce in Giappone dal maestro Tamai Tempaku che un giorno decide di unire terapie orientali all’anatomia e alla fisiologia occidentale. Il pollice diventa il ferro del mestiere. “La parte del corpo più utilizzata, ma si usano anche piedi, mani e gomiti”. Il primo libro di Shiatsu è del 1919, scritto dal già citato terapista Tempaku. Ma chi trasformò l’arte dello star bene, in didattica, è stato Tokujiro Namikoshi, fisiatra che ha evoluto lo Shiatsu in tradizione nazionale. “E’ improprio chiamarlo semplicemente massaggio, è un trattamento che avviene per pressioni perpendicolari lungo alcuni percorsi ben determinati del corpo che noi chiamiamo meridiani energetici: dei punti da cui si arriva alla sollecitazione degli organi interessati. Ad esempio, se hai il fegato ingrossato si lavora sul suo percorso che si trova nell’interno coscia. Il cuore, come accennavo prima, lungo il braccio. E’ simile al concetto dell’agopuntura, ma si pratica a terra su un particolare materasso giapponese così da avere libertà di movimento. A volte su una sedia per dimostrazioni o interventi brevi. I cinque pilastri sono: respiro, perpendicolarità, pressione e la sensazione di dolore/piacere“.
UN CAMBIAMENTO SPIRITUALE…
Ma come si avvicina a questo mondo Giovanni? Da commesso di un negozio di elettronica, metaforicamente santuario della scienza, passa a un trattamento di cura semi filosofico, ma assolutamente pratico, che indaga il corpo umano tramite energie e pressioni. Un bel cambiamento. “In verità era una passione che coltivavo da sempre insieme alla medicina orientale, composta da piante ed erbe. Quando il negozio in cui lavoravo ha avuto dei problemi, l’ho fatta diventare una professione. Decido di studiare e frequentare l’Accademia Siciliana e dopo quattro anni di pratica a settembre scorso sono diventato operatore professionale”. Immagino il Palermitano medio, con la pancia gonfia e la birra in mano. In sella ad uno scooter che ferma Giovanni per strada dicendogli che gli fa “male u vrazzu (braccio)” e se si può fare qualcosa. “La città ha poca conoscenza di questa cultura lontanissima e del tipo di tecniche adoperate. Si trovano anche persone assolutamente aperte alle novità. Ma è diverso rispetto a Milano, lì se dici Shiatsu sanno di che parli”. Qui invece capiscono al massimo Shih Tzu… solo che i cani non centrano proprio niente. “Sono costretto, a malincuore, a contraddirmi. Devo chiedere alle persone se desiderano un MASSAGGIO SHIATSU. Se dico trattamento mi guardano in maniera strana”.
…E NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI
La relazione tra cliente e operatore non è solo fisica, ma soprattutto emotiva. “Non è un lavoro, ma uno stile di vita. Ti cambia dentro e ti da la possibilità di apprendere tecniche utili per superare gli stress della vita di tutti i giorni. Ero una persona emotiva e nervosa. Abbastanza chiusa. Mi ha aiutato a venir fuori dai miei problemi. Chi spezza i pregiudizi e si lascia andare a questo mondo non lo abbandona più. E’ anche un modo per riequilibrare sia mente che corpo”. Ai giorni nostri si arriva ovunque con un click. Giovanni con un tocco prova a raggiungere le persone stressate e liberarle dai ritmi frenetici del quotidiano. “Se rallenti e guardi dentro di te, scopri sensazioni che non conoscevi.
playlist: Elis Regina, Águas de Março
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