L’epilogo della vicenda Palermo contiene una triste realtà messa sotto il tappeto come il cumulo di polvere fastidioso da nascondere agli occhi di un ospite improvviso. Viviamo in una città allo sbando, economicamente sfilacciata, senza un’ombra di un progetto. Una città che pensa al presente e alle emergenze di tutti i giorni, come un padre di famiglia che risparmia centesimi per arrivare all’euro pur sapendo che quell’euro è la pezza da mettere per non alzare bandiera bianca. Ma di futuro non se ne deve parlare, perché già la parola presente è troppo impegnativa. Una città che corre il rischio di restare senza calcio e senza il suo giornale.

ECONOMIA FONDATA SULLE PIZZERIE

O meglio, con un calcio da serie minori e un Giornale di Sicilia in combo con La Gazzetta del Sud, il suo nuovo principale. La crisi di entrambi, calcio e giornale, porta più o meno la stessa data, diverse le cause, ma c’è un denominatore comune: l’immobilismo socio economico di Palermo che ha assistito inerme al crollo verticale di due suoi totem. Perché la realtà che viene fuori dai numeri è raggelante: l’economia oggi è fondata sull’abbuffata. Gli unici a campicchiare sono ristoranti, pub e pizzerie. Altro che calcio, altro che giornale.

GLI EREDI DI ZAMPARINI

Non ci voleva molto a comprendere che gli eredi di Zamparini (o i suoi continuatori) non avessero numeri per garantire serenità. Non il ritorno ai fasti della serie A, ma soltanto quella stabilità dignitosa che consente di esistere e poter sognare. La storia della fideiussione estera è l’ultimo tassello dell’inaffidabilità finanziaria del richiedente. Già da giorni a Palermo si inseguivano voci sui rifiuti seriali opposti dagli istituti di credito e dai principali gruppi assicurativi specializzati nella fattispecie.

ALBANESE E ARKUS

La classe imprenditoriale non ha saputo o voluto esprimere la forza adeguata per sostituire Zamparini. Il presidente degli industriali, Alessandro Albanese, ci ha messo la faccia e il nome, ingaggiato da Arkus, però come un calciatore, non da partner. E ciò la dice lunga. Si è sperato che 800.000 euro per l’iscrizione si trovassero per strada o che Zamparini, magari sotto banco, accorresse in soccorso. Perché la decapitazione del Palermo sarà l’ennesima aggravante sul percorso economico – giudiziario al quale sarà sottoposto il vecchio patron. Per ora soltanto al giudizio morale è  sottoposta anche la sua corte di nani e ballerine che ha agevolato la progressiva spoliazione del Palermo.

IL DESTINO DEL GIORNALE DI SICILIA

Il destino del Palermo sembrava già scritto, proprio come quello del Giornale di Sicilia, istituzione dell’informazione regionale che la famiglia Ardizzone ha condotto dalla sua nascita sino a un declino frutto di mancanza di intuito manageriale più che di quote di mercato, considerato che il sito, la tv e la radio del gruppo se non sono leader certamente entrano nella top five dell’isola.

ARDIZZONE NON E’ ZAMPARINI

Ardizzone come Zamparini? Andiamoci piano, diversi gli errori, diverse le responsabilità E Ardizzone ha pagato personalmente il conto rinunciando all’argenteria di famiglia, spezzando il filo della Storia, uscendo di scena con la fedina immacolata e senza l’onta dei carabinieri sotto casa. Ha abdicato, ma con dignità. Grava sulle sue spalle il peso di non aver compreso il mercato e i nuovi orizzonti dell’informazione. Colpa grave per un imprenditore. Colpa, ma non dolo.

I CONTI IN ROSSO

Ha ceduto ad un ex rivale che da Messina primeggia nell’informazione regionale, almeno nel settore della carta stampata. Ardizzone ha ceduto a chi ha più liquidità e storia riconosciuta nel settore. Poi accade che chi acquisisce si fa quattro conti e capisce che non c’è rivoluzione senza sangue. C’è chi la chiama macelleria sociale mandare a casa ciò che viene considerata forza lavoro in esubero. Ma del resto se i conti a fine mese fossero tornati, Ardizzone non avrebbe venduto.

QUESTA E’ PALERMO

E quindi? Cominciamo ad accettare che se Palermo e le condizioni della sua economia non hanno saputo garantire soluzione alternative, sarà inevitabile cedere al ricatto del mercato, oppure affidarsi alle fideiussioni bulgare. E avere un giornale colonizzato ma ancora in vita e una squadra di calcio che, come nel peggiore incubo, potrebbe ripartire dal livello più basso. Questa è Palermo. E finiamola con questo atteggiamento pateticamente snob per cui tutto sarebbe dovuto in forza di una nobiltà che nessuno ormai più ci riconosce. Dentro e fuori dall’isola.

Playlist: Settembre nero – Area