Da oltre due metri di altezza la Dea dal V secolo a.C. guarda il mondo. Dopo un peregrinare che l’ha portata sino all’altra parte dell’oceano per poi tornare a casa, in quell’entroterra siciliano che un tempo fu splendido e oggi purtroppo si svuota per mancanza di prospettive. Di quell’epoca fiorente restano tracce indelebili, dalla celebre villa del Casale di Piazza Armerina a Morgantina, per arrivare a un piccolo gioiello come il museo di Aidone.

IL MUSEO DI AIDONE

La struttura ubicata in un  convento dei Cappuccini, risalente alla prima decade del ‘600, è stata inaugurata nel 1984 e ospita i reperti di oltre trent’anni di scavi a Morgantina, e dal colle di Cittadella, dove si trovano anche i resti di un villaggio preistorico dell’Età del bronzo (1800 a.C.).

 

LA DEA DI MORGANTINA

La padrona di casa è la Dea, imponente statua e pesante 6 tonnellate, cavata da un unico blocco di pietra calcarenitica siciliana sapientemente modellata, a cui – com’era tipico della tecnica acrolititica – furono aggiunte le parti nude (testa, mani e piedi) in marmo greco di paro. Restano ancora tracce dell’antico colore rosso, blu e rosa.

STORIA DI UN FURTO

La statua ha una storia travagliata. Ignote le circostanze precise del ritrovamento, probabilmente avvenuto nel corso di scavi clandestini alla fine degli anni Settanta, nell’area del santuario extraurbano di contrada San Francesco Bisconti, ai margini dell’abitato.

LA DESCRIZIONE

La Dea è una statua di culto sulla cui identificazione si dibatte ancora, propendendo la gran parte degli studiosi per Demetra. Dopo un lungo viaggio dalla Sicilia a Londra passando per la Svizzera, nel 1987 fu acquistata dal Getty Museum di Los Angeles per la cifra esorbitante di 18 milioni di dollari.

IL RITORNO A CASA

Alla fine di un lungo contenzioso fra l’Italia e gli Stati Uniti, è stata accertata la provenienza da scavi illeciti a Morgantina e il museo californiano è stato costretto a restituire la Dea all’Italia nel 2011.  Anche altri due tesori custoditi nel museo di Aidone hanno girato il mondo prima di tornare a casa.

GLI ACROLITI

Anche gli acroliti di Morgantina infatti sono al centro di una storia singolare. Nell’estate del 1979, cominciò a circolare ad Aidone, la notizia  che  alcuni scavatori clandestini avrebbero scoperto in contrada Bisconti una serie di elementi di sculture in marmo – due teste con alcune mani e piedi.

UNA STORIA LUNGA TRENT’ANNI

Iniziati gli scavi in autunno, non ci furono riscontri del rinvenimento, ma vennero portate alla luce le prime strutture di un grande santuario dedicato a Demetra. Di queste parti di sculture non si parlò per molto tempo. Poi, qualche anno più tardi, a New York, girò la notizia dell’acquisto, da parte di un collezionista non identificato, di elementi di statue in marmo di età arcaica.

LA SCOPERTA

Un membro della missione archeologica americana di Morgantina, nel 1986, identificò le statue, anche grazie alla testimonianza di chi le aveva viste ad Aidone subito dopo il rinvenimento. Erano esposte, in prestito da parte del collezionista che le aveva acquistate, al Paul Getty Museum di Malibu, in California.

INTERVIENE LA GIUSTIZIA

Dopo un lungo iter, con perizie fotografiche e storiche intercorse fra Italia e Usa, e dopo la denuncia della Procura di Enna, nell’estate del 1988, che segnalava la presenza delle statue trafugate da Morgantina al Paul Getty Museum. E queste furono in fretta restituite al collezionista di New York, ancora non identificato.

LA VITTORIA LEGALE

Solo nel 2008, al termine di un complicato percorso legale, giudiziario e diplomatico, l’Università della Virginia, dopo il primo e unico convegno dedicato alla presentazione delle sculture, ne ha curato la restituzione all’Italia.

STATUE UNICHE AL MONDO

Dopo trent’anni le statue sono rientrate in Italia, il 13 dicembre del 2009, ospitate nel museo archeologico della cittadina in provincia di Enna, accanto alla grande città greco-sicula di Morgantina.  I frammenti comprendono due teste, mani e piedi, scolpiti in marmo proveniente dall’isola di Taso.

COME SONO GLI ACROLITI

Appartengono a due statue di grandezza di poco superiore al vero, raffiguranti due dee sedute, affiancate, identificabili con Demetra e Kore.  Le statue, di cui rimangono i frammenti esposti, erano eseguite nella tecnica acrolitica, con le estremità (teste, mani e piedi) realizzate in marmo e innestate su un corpo in legno rivestito di stoffe. Gli acroliti di Morgantina, databili intorno al 530 a.C., sono unici nel loro genere, sia perché sono il più antico esempio di questa tecnica, sia per la pregevole fattura.

IL TESORO DI MORGANTINA

All’interno del museo, conosciuto come quello dei ritorni, si trova anche il tesoro cosiddetto di Eupolemo, il set di sedici oggetti in argento con rifiniture in oro, trafugato anch’esso dai tombaroli. Esso fu acquistato all’inizio degli anni Ottanta dal Metropolitan Museum di New York, costretto poi a restituirlo all’Italia nel 2010.

UN VIAGGIO NEL TEMPO

Un altro scrigno prezioso e rarissimo come l’incredibile collezione numismatica e orafa del museo Paolo Orsi di Siracusa. Nel museo sono esposti inoltre reperti che illustrano la storia di Morgantina dall’età del bronzo all’età romano-repubblicana. Visitarlo significa viaggiare nel tempo, rievocando i fasti di un passato lontano e indimenticabile.

Playlist: Canzone dei ritorni – PFM