La scelta di vita fatta dal palermitano Pietro D’Arca due anni fa ha del sorprendente, soprattutto se parametrata agli standard del nostro momento storico. Lasciare il posto fisso, Taj Mahal del lavoratore passato da credente a praticante, per lavorare in Islanda, un luogo da visitare almeno una volta ma totalmente antitetico alla terra natìa se non per il fatto di essere un’isola. Cosa può spingere un ragazzo, allora ventiseienne, con una vita regolare, tanti affezionati amici intorno ed un’adorabile famiglia alle spalle pronta a non fargli mancare nessun tipo di sostegno, ad abbandonare una carriera avviata in un colosso delle telecomunicazioni a Milano?
IL BISOGNO DI CONOSCERE
“Sentivo l’esigenza – spiega Pietro – di evadere da una situazione comoda per molti ma che a me stava stretta. Io adoro stare sempre in movimento, conoscere culture e luoghi nuovi e stare a contatto con la natura. Cose che mi sarebbero state precluse dalla vita d’ufficio”. Il ruolo è quello di Glacier Guide per viaggiatori spesso poco pratici che in compenso non hanno mai perso una puntata di Bear Grylls. Il posto di lavoro non è nella capitale Reykjavik, unico luogo globalmente noto dell’Islanda, ma ad Hvolsvöllur, piccolissima località di 934 anime situata a sud dell’isola, in cui il freddo polare ti impedisce di poter passare il tempo libero fuori, ammesso che in un contesto del genere vi siano effettivamente accattivanti trastulli.
RESPONSABILITÀ
Corde, imbracature e picconi da utilizzare sul ghiaccio con mano ferma e la stessa convinzione del barman del Cocoricò di Riccione quando prepara i cubetti da mettere nei cocktail, sono gli strumenti del suo mestiere. Più che una formazione si è reso necessario un addestramento perché con la natura non si può scherzare, specie se hai la responsabilità di condurre dei visitatori attraverso pareti strettissime, rocce basaltiche e superfici sdrucciolevoli, in condizioni atmosferiche complicate: “Durante le escursioni – racconta – ci si imbatte sempre in nuovi problemi da affrontare e non c’è mai una soluzione predefinita. É necessario combinare spirito di attenzione e lucidità per prendere le decisioni migliori”.
COMUNICAZIONE MADE IN SICILY
Concentrazione ai massimi livelli e grande applicazione fisica in un contesto caratterizzato dalle continue intemperie: all’apparenza ciò che fa Pietro in Islanda è totalmente diacronico rispetto alla sua professione precedente al customer service. In realtà, guardando bene i punti di contatto non mancano: “Il mio è un lavoro d’equipe basato soprattutto sulla programmazione con i colleghi e sulla comunicazione con i clienti”. Nel quotidiano gli capita spesso di imbattersi con avventori che non condividono con lui una parola e con i quali occorre trovare un registro diverso: “Circa il 30% dei visitatori non parla inglese e a quel punto a far la differenza è il linguaggio dei gesti che con orgoglio, dalla mia Sicilia, trasporto nel resto del mondo”.
I PAESAGGI
Il ricorso alla gestualità tipica della nostra terra oltre che una forma di comunicazione rappresenta per Pietro un modo per tenere vivo il suo legame con la Sicilia. Com’è logico che sia non mancano i momenti in cui Pietro viene colto da quella nostalgia, più canaglia che celeste, di casa. Un sentimento impetuoso che trova una sua mitigazione nella suggestività del posto: “Mentirei se dicessi che la mia terra non mi manca – afferma – ma compenso questa nostalgia con paesaggi che mi ritengo fortunato ad avere sotto gli occhi ogni giorno. Iceberg, distese di lava e geyser sono solo una piccola parte delle meraviglie che l’Islanda può offrire. Quando poi vedo l’emozione dei clienti per l’esperienza che hanno vissuto, mi sento felice d’esser qui”.
PIETRO TORNA INDIETRO?
Conoscere per crescere sempre: è questo lo spirito che ha animato e continua ad animare l’esperienza di Pietro. L’idea di tornare a casa è un obiettivo da raggiungere senza però particolare fretta: “Sicuramente qui sto vivendo un’esperienza che mi sta aprendo delle prospettive mai immaginate prima. Al momento non ho programmi a breve termine, ma il mio sogno è poter portare un giorno il bagaglio formativo acquisito qui nella mia Sicilia e provare a dare un contributo, anche piccolo, per farla crescere”. Tra paesaggi spettacolari e avventure suggestive la lezione più importante che l’Islanda sta lasciando a Pietro è una: che la felicità non si trova solamente nel raggiungimento degli status symbol.
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