Bologna-Lampedusa senza soldi, tra sconosciuti, in autostop. Un viaggio possibile, folle e visionario quello di Barbara Cassioli, assistente sociale 32enne partita alla volta dell’ignoto alla ricerca di comunità internazionali.
LA MIA PRIMAVERA PERSONALE
Un’idea che si è fatta spazio sottovoce nel 2016 e che ha preso campo il 21 marzo scorso, il primo giorno di primavera. Una scelta politica, sociale e umana quella di Barbara che, conoscendo i rischi a cui andava incontro, ha deciso comunque di partire in compagnia del suo zaino e di un pugno nello stomaco per la paura. “Ero spaventata dall’ignoto, di restare senza soldi. Abbiamo davvero paura di ciò che non conosciamo, ma in fin dei conti anche io non conoscevo me stessa” mi racconta emozionata al telefono.
LA CHIAMATA
“Dopo la scadenza del contratto da operatrice e assistente sociale ho deciso che andava bene cosi. Non ho mai incontrato un contesto in cui le persone fossero trattate con cura. Lavorando con il disagio e con utenti in difficoltà per anni ho chiesto coordinamenti tra ragazzi e progetti ma spesso tutto si limitava alle carte, alla burocrazia, alle rette, al budget e ai numeri”. Per un capitolo che si chiude, uno nuovo se ne apre e così, per racimolare qualche soldo si lancia in una nuova sfida, cucire e vendere abiti femminili. Ma è ancora davvero poco e insicuro. Tanti colloqui, tanti schiaffi in faccia, troppi. All’orizzonte un nuovo contratto: è la volta buona. Invece no. La cooperativa sociale le propone sei ore settimanali insieme ad atteggiamenti giudicanti e irrispettosi nei confronti dell’utenza e un bel nodo allo gola. “Ho messo in discussione la mia vita e la mia felicità. È stato un periodo difficile, ho subito una perdita e una persona amica si è ammalata. Ma poi, la vigilia di Natale ho ricevuto la chiamata”.
LA SFIDA CON SE STESSI
“Ho scelto il primo giorno di primavera per partire dopo un inverno gelido. Ho perso molte cose che hanno fatto spazio ad altre, ho cambiato casa, lasciato lavoro, fidanzato e mi sono dedicata alla mia rinascita”. Barbara non si perde d’animo e inizia così a documentarsi su Lampedusa, tracciando una cartina che ha appeso in casa, proprio come il protagonista di Lion-la strada verso casa. “Mi sono informata sulla rete degli eco villaggi Rive, volevo immergermi nella natura. L’ultimo tassello del mio viaggio itinerante sarebbe stato Mediterranea. Il tutto senza soldi: una sfida per superare me stessa e le mie paure. Tutto ciò che avrei risparmiato lo avrei destinato a Mediterranea tramite bonifico.
SE PUOI SOGNARLO PUOI FARLO
Un pollice in su davanti alla casa di Livergnano segna l’inizio del viaggio da sola, in autostop. “Avevo programmato tutto poi ho capito che dovevo lasciare spazio al viaggio e agli imprevisti. Non mi è mai mancato nulla, ogni volta che avevo un’esigenza in qualche modo i problemi si risolvevano da soli”. Così tra ex autostoppisti nostalgici e attempati E donne poco inclini alla condivisione, letti ceduti da perfetti sconosciuti e cene offerte da simpatici ristoratori, Barbara ha attraversato l’Italia, fino a Porto Empedocle. Per mare però l’autostop non era possibile. “Sono arrivata a Lampedusa il 2 giugno con Caronte and Tourist che mi ha offerto il biglietto della nave in ponte. Ho mandato una una mail senza molte speranze ma sposando la mia idea si sono offerti di aiutarmi. Anche a bordo mi hanno accolta. Non me lo aspettavo”.
L’ISOLA
“Sull’isola ho incontrato i ragazzi del collettivo Askavusa, del forum Lampedusa Solidale e Mediterranea Hope. Ho conosciuto il Comitato 3 ottobre che lotta per il ricordo delle vittime del 2013. Un gruppo quella notte era uscito in barca e di certo non si sarebbe mai immaginato di ritrovarsi coinvolto nel salvataggio di alcuni eritrei”. Storie di vita e di morte, di nascita e rinascita personale. Barbara ha creato il blog Viaggiare a Piedi Scalzi. E sogna di ripartire.
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