“Io so cosa significa piangere per il Palermo“. Stanotte ho sognato Renzo Barbera. :E ve lo voglio raccontare questo sogno. Giocava a scopetta con Angelo Massimino e lo lasciava vincere, non per generosità e neanche per snobbismo, ma perché la testa l’aveva proprio da un’altra parte. “Io di affronti ne ho subiti parecchi, almeno tanti quanti i godimenti che il Palermo mi ha procurato. Pensate alla Coppa Italia, al rigore all’ultimo minuto o alla maniera in cui sono stato costretto a lasciare la presidenza. Eppure questa volta il dolore è assai più grande. Se conosci l’amore è doloroso rinunciarvi, peggio che non averlo mai conosciuto”.

IL PALERMO COME UNA FAMIGLIA

Nel sogno Barbera sfoglia le pagine dell’album di famiglia, perché famiglia era il suo Palermo. Magari una famiglia che alla sera cenava con pane e latte e non andava mai in vacanza, ma di famiglia era l’aria che si respirava. I riti, anche quelli di famiglia, la casa comune che rappresenta sempre e comunque il sacro rifugio in cui è possibile anche litigare sempre sapendo che l’epilogo scontato è fare pace. Salvatore Matta, Silvio Palazzotto, Gino Cardella, Ninetto De Grandi e Carmelo Di Bella, tanto per citare qualcuno di quei fratelli, figli e nipoti che ogni giorno ritrovava in via del Fante.

“SE TRADISCI UNA VOLTA…”

“Detto fra noi, a me quel signore di là non mi è mai piaciuto anche se da palermitano e innamorato del Palermo gli riconosco che ha fatto ciò che a nessuno mai era riuscito prima. Ma si capiva che l’indole era cattiva. Se tradisci una volta, tradirai sempre. Me lo ripeteva mio nonno per farmi capire quanto sia fondamentale rispettare la parola, avere il senso dell’onore, tenere alla propria reputazione”. Non pronuncia il suo nome, ma tutti capiamo di chi parla.

“RICORDATE VENEZIA”

“E nessuno di noi ha dimenticato cosa ha fatto a Venezia. Abbiamo preferito rimuovere, ma è stato veramente orrendo il trasferimento armi e bagagli dei giocatori da una città ad un’altra. Al Palermo è convenuto, ma pensiamo a cosa hanno pensato in laguna. Si chiama tradimento, non c’è altra parola. Una spoliazione che ricorda ciò che facevano i barbari quando conquistavano le città. E i barbari sono venuti tra noi”.

“A CATANIA ALMENO NON SONO FALLITI”

Tra un settebello e la primiera sfumata per un sei mancante, Barbera ancora non si dà pace. Ne parla con gli occhi col suo amico Massimino, altro stile, per carità, ma identica passione. “Andiamoci piano con le parole, essere amici è un’altra cosa. Massimino l’ho rispettato, è stato avversario ma non nemico. Soffre anche lui per il Catania, per un problema simile. Ma almeno a Catania non sono stati colonizzati. Magari presi in giro, ma non colonizzati. E non sono falliti”.

LA TRAGEDIA SPORTIVA

La tragedia sportiva incombe, un fallimento che coinvolge anche le famiglie dei lavoratori di via del Fante e le aziende che hanno operato con il Palermo. E c’è di più: sogni massacrati, dignità calpestata. “C’è il sapore della vendetta, come se i guai giudiziari di quel signore fossero colpa dei palermitani e non dei suoi comportamenti ai limiti della legge, tanto che la giustizia li ha messi sotto esame. E io credo nella giustizia, quella degli uomini e quella di dio. Perché non si può vivere sereni sapendo di aver fatto del male, neanche se sei un criminale cu’ bullu“.

IL PATTO CON LA SANTUZZA

E sui comprimari di Arkus, eredi del friulano, Barbera cala la sua scure, perché almeno a Zampa riconosce passione e risultati. Sarà anche vastaso, il vegliardo venuto dall’est, mille volte e forse più, “ma questi o sono sprovveduti o in male fede. E al Palermo non hanno dato nulla”. Di azioni premeditate preferisce non parlare. “Ho fatto un patto con la Santuzza: Rosalia, stai tranquilla, le ho detto, querele non te ne faccio arrivare”. Come dire, il sospetto c’è, però boccacia mia, statti zitta.

IL BACIO MORTALE

“Io so cosa significa piangere per il Palermo”. La frase mi sconquassa il cervello e che mi ha fatto svegliare. Perché una cosa è piangere per una Coppa Italia persa, ben altra è certificare che il Palermo potrebbe non esistere più. Dopo 33 anni. Curioso come ritorni il 33, lo stesso numero di anni dopo i quali si riassaporò il gusto della serie A, auspice Zamparini. Allora salvatore e padreterno, oggi protagonista, se non autore, del bacio mortale.

Playlist: Can you understand – Renaissance