È universalmente conosciuto per quel sorriso enigmatico dipinto nel tardo Quattrocento da Antonello da Messina. Eppure oltre al “Ritratto di ignoto marinaio”, ci sono tanti altri tesori all’interno del museo Mandralisca di Cefalù che, come dimostrano i numeri, stenta a decollare, nonostante si trovi in una cittadina dalle notevoli presenze turistiche. Colpa probabilmente di un’inefficace azione di marketing territoriale e del mancato collegamento fra la Fondazione Mandralisca, i tour operator e gli albergatori, sta di fatto che una perla come questa dovrebbe essere maggiormente promossa e valorizzata.
IL QUADRO DELL’IGNOTO
Il padrone di casa è il “Ritratto d’ignoto marinaio”, un quadro dei misteri, di tale importanza e maestria tecnica da essere stato definito da Vittorio Sgarbi, la Gioconda siciliana. Un enigma la sua storia, ancora incerto chi l’abbia commissionato, chi ritragga e la sua datazione precisa. È una tavola di piccole dimensioni (31×24,5 cm) dipinta a olio, tra il 1465 e il 1476. Raffigura un uomo ripreso di tre quarti in uno sfondo nero. Divisi gli studiosi sulla sua figura. Secondo alcuni l’abbigliamento sarebbe tipico di un marinaio, mentre per altri sarebbe quello di un nobiluomo del tempo.
UN SORRISO MISTERIOSO
Ma il vero mistero è il suo volto. L’uomo sorride o si fa beffe dell’osservatore? Sul suo viso c’è un ghigno o una smorfia? Da secoli ci si interroga sull’espressione del soggetto. Lo fecero intellettuali siciliani di prim’ordine come Leonardo Sciascia che per questo quadro coniò l’ordine delle somiglianze e Vincenzo Consolo che gli dedicò un bel romanzo. Ne rimasero stregati critici d’arte di tutto il mondo e ne fu ossessionata una donna di Lipari.
OSSESSIONE DIABOLICA
Il quadro era lo stipite di un mobile in una farmacia a Lipari. La figlia dello speziale osservando ogni giorno il volto dell’ignoto uomo, si convinse che quel sorriso rappresentasse il male e lo sfregiò per punirlo, Per anni si è pensato che fosse una favola, sino a quando il dipinto è stato sottoposto a Tac e radiografie che hanno accertato la presenza di questo sfregio sulla guancia dell’uomo. Segno che la leggenda conserva tratti di realtà. Il barone Mandralisca lo vide in quella farmacia e lo acquistò, non sapendo che fosse un dipinto di Antonello da Messina e che sarebbe stato la punta di diamante della sua collezione.
I TESORI NASCOSTI
L’esposizione del museo Mandralisca vanta anche altri tesori, come i pregevoli reperti archeologici ritrovati nelle isole Eolie. Ci sono bellissimi vasi, meravigliose anfore, magnifiche statuette fittili e numerosi oggetti risalenti alla preistoria e alla protostoria siciliana. Di particolare rilievo è la collezione malacologica, una delle più importanti del mondo, tra le più ricche d’Europa, con rare specie siciliane come la Vitrina maravignae, l’Helix nebrodensis delle montagne madonite, l’Helix mazzulli v. cephaludensis proveniente dalla Rocca di Cefalù, l’Helix aradasi.
UN ANTICO CUBO DI RUBIK
Sono conservate anche una collezione numismatica con monete provenienti dalle più importanti zecche antiche della Sicilia e della vicina Lipari e una raccolta ornitologica composta da circa 130 esemplari, per la maggior parte di provenienza madonita. All’interno del museo sono esposti anche numerosi mobili di pregio e oggetti d’arte appartenuti all’antica famiglia Mandralisca, come un delizioso bibelot, un passatempo settecentesco antesignano del cubo di Rubik, interamente in avorio e unico al mondo.
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