Mamma, laureata ed emigrata. Una storia comune quella di Laura Verga, nipote dello scrittore e drammaturgo catanese, che dopo gli studi in Inghilterra ha deciso di non rientrare nella sua Sicilia, quella tanto amata e raccontata dal nonno.
PATRIMONIO GENETICO
Prima gli studi classici a Palermo, poi l’università: “Non ero una secchiona ma mi piaceva studiare” racconta Laura che a distanza di tempo non ha ancora digerito quel 95 al diploma. “Mi ha spiazzato una versione di greco. “Sarà anche stato il più alto voto alla maturità, ma mi sono rifatta all’Università con 110 e lode.” Quella laurea è finita in un cassetto, nel suo lavoro nelle risorse umane a Manchester per un’azienda di marketing online non servono gli studi in beni etno-antropologici. “Non è stata una scelta mirata alla professione o al ricavo economico, è stata una scelta di passione. Verga fu un antropologo antelitteram, anche se nessuno lo definisce così. Le sue fotografie legate ai simboli della Sicilia sono antropologia, è colpa della genetica se ho scelto quella strada”.
SI, SIAMO PARENTI
A casa Verga si respira di certo un’aria molto letteraria. Nonno scrittore, papà musicista a orecchio e compositore. “Abbiamo tutti una vena artistica, non so se per un fatto genetico o per qualche altro tipo di transfer ma è così. Mio fratello è molto portato per la scrittura, è davvero bravo” prosegue Laura, che a scuola era bersagliata da domande sulla parentela da parte di insegnanti e compagni di classe. “Studiare le sue opere ed è stata un’esperienza più personale rispetto a qualsiasi altro studente”.
LA TERRA È UN’ALTRA COSA
Alla nipote di Verga piacciono La Lupa e i Malavoglia. In Storia di una capinera si rivede. “Sto vivendo all’estero, leggo libri inglese, ma tengo vivo l’italiano perché mia figlia dovrà essere bilingue. Si definisce figlia della società in cui vive, con la nostalgia della sua terra nel cuore che tiene a freno parlando il dialetto. “Quando vivevo in Sicilia non era la mia prima scelta, adesso lo parlo anche con mio marito per tenere salde le nostre origini. Integrarsi è bello, ma la terra è un’altra cosa.” Laura immagina il nonno oggi. Scriverebbe di emarginati trovando i Malavoglia contemporanei, profili ancora così vivi a distanza di oltre 100 anni. “È solo un altro tempo, ma la natura umana non è cambiata: c’è chi è intrappolato nella sua gabbia e non riesce ad uscirne, chi cerca di migliorarsi ma non ci riesce. Non parlo di lui ormai con nessuno per forza di cose”. Poi cita Pirandello, la Sicilia. È solo un altro tempo, ma certi luoghi restano immortali.
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