Ha deciso di affrontare una volta e per tutte un fantasma con cui ha trascorso 25 anni della sua vita. Giacomo è il nome di copertura che ha scelto per raccontare la sua storia e voltare pagina. Definitivamente. Ne ha parlato con la moglie, pochi giorni prima del Gay Pride. “Era giusto che ne parlassi prima con lei, in maniera che avesse un quadro completo della storia.
LA CONFESSIONE ALLA MOGLIE
“Qualcosa, ovviamente, sapeva – racconta Giacomo -. Ma è venuto il tempo di buttare via tutto. Non perché abbia rimpianti, ma non voglio vivere più con un disagio che mi porto dietro da troppi anni. E non volevo turbare l’atmosfera del Pride di cui riconosco l’importanza universale. La mia, in fondo, è una piccola storia“.
LA FIDANZATINA
Giacomo a 15 anni ha avuto la sua prima fidanzatina. A 17 ha cominciato a pensare che la sua sfera sentimentale lo portava su altri percorsi. Vietato parlarne in famiglia, del resto non riusciva a mettersi a nudo neanche con se stesso, figurarsi con mamma e papà. Il suo primo rapporto omosessuale gli ha fatto scoprire una dimensione meno traumatica e più dolce dell’amore.
LA STORIA CON FABIO
“Il piacere di amare – racconta Giacomo – l’ho scoperto con Fabio, diversi anni più grande di me. Era neolaureato in medicina. Ero felice anche se si trattava di una vita vissuta a metà, nessuno dei due aveva fatto outing. Partivamo spesso, avevamo l’esigenza di lasciarci alle spalle il nostro mondo di ogni giorno. Una fuga che alla lunga ci ha fatto scoppiare. Ma forse era destino che andasse così”.
LA BOTTA IN TESTA
Prima ancora di dare una riordinata alla sua vita ecco che arriva l’amore da una botta in testa, quello che fa girare la testa. “Si chiamava Paolo, me lo ha presentato proprio una tua collega. Gay dichiarato da anni, in rotta con la sua famiglia proprio per questo, vedeva la sorella di nascosto perché i suoi genitori gli avevano fatto terra bruciata attorno”.
LA CONVIVENZA
A Ferragosto il primo bacio, un mese dopo l’idea della convivenza. Forse un passo troppo affrettato per chi non ha ancora messo a posto la questione con la famiglia che lo crede eccessivamente selettivo verso il mondo femminile, ma non gay. “Lo dissi a mia madre che volevo andare a vivere con un uomo. La risposta fu secca. E serena. Non sei il primo che va a vivere con un amico, perché ti preoccupi? Una maniera per rifiutare la realtà. Per il mondo Paolo sarebbe stato un amico, un convivente, non il mio compagno“.
LA FUGA
E chissà che la mamma non avesse intuito qualcosa, che dietro la scelta del figlio ci fosse qualcosa di irrisolto davvero più grande di quanto Giacomo stesso non fosse disposto ad ammettere. Fatto sta che dopo meno di un anno vissuto sempre al massimo, di grande passione e liti apocalittiche, Giacomo scappa da quell’attico che era diventato troppo stretto per due che non riuscivano più a capirsi.
VOLEVA FARMI DEL MALE
“Io ero allo stremo delle forze, troppi dubbi su quel rapporto e più in generale sulla mia stabilità emotiva. Paolo ha sofferto, ma ha fatto anche cazzate di una gravità inaudita. Ha affrontato mia madre pensando che fosse sua la colpa della nostra separazione, poi anche un mio zio con cui avevo un rapporto di particolare confidenza. Voleva farmi del male e c’è riuscito”.
LA PSICANALISI
Seguirono mesi di grandi tormenti, cominciò un percorso di psicanalisi su consiglio di una professoressa dei tempi del liceo con cui aveva mantenuto i contatti. E che lo ospita a casa sua nei mesi in cui la famiglia lo mette con le spalle al muro.
VOLEVO VIVERE
“Per diversi anni, quasi 5, non provai più alcun sentimento verso nessuno, uomini o donne che fossero. E la cosa mi spaventò a morte. Io ero pronto ad accettare la mia condizione, qualunque essa fosse, ma volevo vivere non sopravvivere”.
IL CUORE RIPRENDE A VIBRARE
Il suo lavoro da dirigente della squadra di calcio del Palermo è un sogno che si avvera, comincia a recuperare l’autostima e un certo equilibrio emotivo. Scopre che c’è vita anche senza tempesta. E un giorno all’improvviso il cuore riprende a vibrare. “E con mia grande meraviglia, per una donna e non per un uomo”.
LA SVOLTA
Cosa era accaduto glielo spiega la psicanalista. “Mi ero riappropriato di quella parte di me che avevo rifiutato da adolescente. L’attrazione era forte, mi consigliò di avere una certa cautela per capire se amavo davvero quella donna o ero attirato dalla necessità di dare una svolta alla mia vita”.
LA MOGLIE
“Passarono diversi mesi prima di fare l’amore. Il giorno prima di quel passo le confessai che anni prima ero stato con uomini. Mi accettò per l’uomo che ero e non per quello che ero stato. Oggi è mia moglie“. E anche la madre dei suoi 3 figli. La decisione di liberarsi per sempre ha un antefatto per nulla piacevole.
IL MEZZO RICATTO
Qualcuno che sapeva minacciava di rispolverare tracce del passato, proprio con la moglie. Un mezzo ricatto mascherato da gioco. L’impero del cattivo gusto è crollato sotto i colpi di questa donna che ha affrontato il mascalzone e senza troppi giri di parole lo ha disarmato. “Io so. E vaffanculo“. Gioco, partita, incontro.
I GAY MI EVITANO
“Ogni tanto il ricordo di quei giorni torna a galla. Inevitabile. Adesso non fa più paura. Non ero il solo a nascondermi, allora. C’erano amici che oggi hanno anche una certa notorietà e che fanno finta di non conoscermi neanche. Fatti loro. Del resto per la comunità omosessuale io rappresento un pericolo, lo percepisco. Mi vedono come uno che ha contratto un virus e poi è guarito tornando alla base”.
LA TOLLERANZA
“Non è così, ma nella mia storia forse rivedono le loro vite. E hanno paura. La vita mi ha insegnato cos’è la tolleranza, quella vera, masticata e digerita, non quella a fior di pelle. Io non giudico nessuno, mi piacerebbe che i gay per primi avessero con me lo stesso atteggiamento”.
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