La prima volta che mio padre me lo fece conoscere avevo circa otto anni. Ti porto da i cuochini – mi disse -. Io chissà che mi credevo di trovare. Inutile descrivervi la delusione che provai quando non mi trovai davanti dei piccoli gnomi che cucinavano. Erano gli anni ’80 e a gestire quell’attività c’era ancora la famiglia Allegra, la prima di cui si parla, che ebbe l’idea, nel lontano 1826, di vendere al pubblico favolosi e piccoli manicaretti. Possiamo definirli – non rischiando di essere smentiti – i precursori dello street food siciliano da asporto.
GUSTO E TRADIZIONE
La vendita iniziò all’interno delle cucine baronali De Stefano, che fino ad allora erano a disposizione del Barone per i rinomati banchetti coi suoi amici nobili ma anche, su commissione, per chi faceva richiesta di un pranzo o una cena a domicilio. Una sorta di catering, confezionato da coloro che venivano soprannominati da tutti in città come “I cuochini”. Gusto e tradizione sono bastati a mantenere rinomati i mignon, che in quasi due secoli di vita hanno subito pochissime modifiche. Piccoli pezzi fatti di morbide bioches, riempite con prosciutto mozzarella e besciamella, ma anche con carne. E poi le immancabili arancinette, i timballi di riso e di pasta.
ALTA QUALITÀ
Un luogo di perdizione ben nascosto per chi vuole commettere peccati di gola a ripetizione, visto che, assaggiato il primo, non si può fare a meno di andare avanti. Da I Cuochini un pezzo tira l’altro, come le ciliegie. L’imperativo categorico di chi ha gestito l’attività è stato sempre quello di mantenere alti la qualità e il livello di produzione. Grazie a queste attenzioni, il locale è riuscito a superare indenne due conflitti mondiali e diverse crisi economiche.
I CUOCHINI SIDDIATI
I membri dell’ultima generazione degli Allegra si dice fossero soprannominati “I siddiati”, in quanto pare non brillassero per socievolezza, contrariamente al nome portato. Vera e presunta che fosse questa voce, nel 1995, la storica famiglia decise di cedere l’attività ai coniugi Massimiliano Valentino e Maria Luisa Cigno, che hanno continuato a rispettare la tradizione gastronomica dei loro predecessori e la cucina a vista, una caratteristica particolare del locale, grazie alla quale è possibile assistere alla lavorazione dei mignon.
ANCHE MIGNON VEGETARIANI
Negli ultimi anni – per non trascurare i gusti e le mode del momento – il menu si è arricchito con pezzi di rosticceria per vegetariani, riempiti con pomodoro, verdure e ortaggi. La fragranza delle brioches, unita al profumo dei salumi, della besciamelle e dei formaggi fusi, aprono l’appetito dei tanti visitatori, soprattutto quello dei turisti, che entrano in quell’atrio a due passi dal centro storico nel cuore di Palermo che cela bene il traffico e la confusione, attirati dagli odori che si propagano fino in via Ruggiero Settimo.
FAVOLA PALERMITANA
A quarant’anni suonati, la delusione per non aver trovato gli gnomi dentro quel locale è passata e ogni volta che ci torno ci ripenso e sorrido. Ma anche senza i fantastici spiritelli, quel luogo pieno di storia, di cultura, di gusto e di tradizione, che ha visto passare nobili, aristocratici, artisti, vip dei nostri giorni e gente comune, è senza dubbio un’affascinante favola palermitana che merita ancora di essere raccontata e tramandata.
PLAYLIST: Ma che bontà – Mina
Be the first to write a comment.