Pino Caramanno fu il grande condottiero del Palermo che risorse dopo la radiazione del 1986. Ereditò il carico di entusiasmo e di aspettative accumulato in quel lungo anno di silenzio calcistico. E a Poggio Bustone, amena località delle colline reatine, nota al mondo perché lì nacque e si svezzò Lucio Battisti, forgiò quel Palermo che sbaragliò la concorrenza. Sembrava il viatico per un bis e per il rapido ritorno in serie B. E invece…

MANNAGGIA A PECCENINI

“…E invece mi trovai davanti quel signor Peccenini, nuovo del mestiere, che dopo una stagione straordinaria, decise di smembrare la squadra e lasciare a terra l’allenatore”. Risultato: il Palermo impiegò diversi anni prima di rientrare tra i cadetti e Caramanno portò altrove le sue idee di calcio.

LE IDEE NON CONTANO PIU’

Oggi, con un disastro dietro alla porta, è il primo a cui chiedere conforto. La serie D è l’unica meta auspicabile dopo un decennio vissuto da big e la lenta agonia che ha portato alla quarta serie, proprio come quella che allora si chiamava C2. “Cosa volete che vi dica, il calcio è morto, almeno quello a cui ho dedicato la mia vita. Ormai contano solo i soldi. Il gol si compra, non lo si costruisce. Se spendi 200 milioni per un giocatore vuol dire che le idee non contano più”.

LA STAGIONE 87/88

Caramanno sulle idee ha costruito la sua carriera, sulla coerenza e sulla supremazia del gioco la sua credibilità.Senza deroghe e senza compromessi. Forse anche per questo non ha raggiunto i traguardi che avrebbe meritato. Di quel Palermo, stagione 1987/88, ha ricordi ancora nitidi. “Ebbi l’opportunità di costruirmi la squadra su misura, 16 giocatori su 20 li portai io, gli altri 4 Peccenini (per la cronaca, Pocetta, D’Este, Casale e Di Carlo,ndr). Sapevamo di dover vincere e ci riuscimmo. Ma non fu per niente facile, vincere non è mai scontato in nessuna serie”.

IL POKER CONTRO L’AJAX

Quel Palermo non solo vinse ma giocò anche un calcio forse mai visto in quarta serie. “Non a caso rifilammo 4 gol all’Ajax e giocammo alla pari con l’Atletico Mineiro. Ogni calciatore rese più del suo valore reale, questa è la forza di una squadra organizzata. E in questo si misura quanto incide l’allenatore. Oggi sono tutti uguali, pensano solo a farsi comprare i giocatori migliori”.

L’INVENZIONE DI MARCHETTI

Allora anche il Palermo aveva i suoi fuoriclasse, almeno per la categoria. “Avremmo vinto anche la C1, la squadra  aveva trovato una sua fisionomia. Sarebbero bastati pochi rinforzi. Peccato”. La sua invenzione fu Mariano Marchetti impiegato da regista arretrato, un pò quello che oggi chiede Gasperini al suo difensore centrale. “Marchetti era giocatore da serie A, uno che sapeva fare tutto, aveva personalità e un lancio di 50 metri. Trovatelo un difensore così. E comunque quel Palermo giocava un calcio innovativo“.

LA TRANSUMANZA

Come del resto la sua Casertana o il Foggia che, guarda caso, sottrasse la promozione proprio al Palermo sparagnino di Rumignani, suo successore. “Oggi vincerei un campionato dopo l’altro in questo calcio della transumanza. Sedici giocatori che vanno da una parte all’altra, una massa che si muove senza costrutto. Ormai ci vogliono 20 minuti per vedere un cross, non un tiro in porta, ma un cross. Come ci si possa emozionare per un calcio del genere è un mistero”.

I COMPLIMENTI DI ROBSON

Un allenatore a cui fare i complimenti? “Giocano tutti allo stesso modo, non mi faccia fare graduatorie. Nel calcio contano le idee, merce che in questo momento mi sembra che scarseggi. Io ho scritto un testo, Il calcio che verràIdee per uscire dalla crisi lo legga e poi ne riparliamo. Io mi ricordo che quando allenavo il Catania, in un’amichevole con il Psv Eindoven, il loro allenatore , il mitico Robson, a fine primo tempo mi aspettò all’ingresso degli spogliatoi per farmi i complimenti. Mi disse: Good play, Buon gioco. Quanto conta oggi giocare bene?”.

LA RIVALITA’ PALERMO-CATANIA

A proposito di Catania, non ritiene ormai da superare questa rivalità con Palermo? “Anacronistica, in un momento in cui si lotta per la sopravvivenza”. Quale consiglio darebbe al Lagumina e al Caramanno prossimi venturi, cioè a dirigenti e tecnici che fra qualche mese dovranno farsi carico di rilanciare il Palermo? “Mi auguro che possano trovare energie e risorse per progettare il futuro”.

BASTA CON LE ELEMOSINE

“Basta con le elemosine, Palermo con la sua provincia fa un milione e mezzo di abitanti, bisogna contare sulle proprie forze. In questo calcio drogato, quando non hai fiumi di denaro, è opportuno che si seguano altre strade. Per esempio quella dell’Atalanta, puntando sul settore giovanile per fare quadrare i conti, sia dal punto di vita tecnico che finanziario. Quando allenai la Primavera dell’Avellino valorizzai Cervone, De Napoli e Maiellaro. Un vivaio ben strutturato, anche al sud, può garantire valori tecnici e risorse finanziarie. Intanto serve ripartire, con entusiasmo e fiducia. Palermo in D dovrà starci solo di passaggio”.

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