Francesco Lanzino o è un pazzo o un genio, sicuramente è un personaggio atipico: laureato al Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo e istruttore di vela a tempo pieno. “Che mi ha insegnato il contatto con la natura e il lavoro di squadra”. Adesso ha deciso di girare la Sicilia e l’Italia per raccontare le storie e le tradizioni popolari prima che sia troppo tardi. In sella al fidato mulo Ernesto Garibaldo ha girato in lungo e in largo: dalle Madonie al Cristo della montagna di Cesarò. Durante il cammino la voglia di incontrare agricoltori e braccianti, uomini veri che continuano silenziosamente a scrivere la storia della nostra terra.

IN GROPPA AL DESTRIERO

Un giorno Francesco innamorato della Sicilia e di chi la vive, decide di raccontarla attraverso un percorso che attraversa l’isola. “L’idea era quella di realizzare un docufilm. Ho parlato con tante persone e mi dicevano del loro mestiere che sta per scomparire”. In effetti lui vuole incontrare proprio i depositari di quella cultura ormai persa. Quelli che la notte e la mattina sudano nei campi o mungono le vacche. “Tra un anno scolastico e l’altro sono sempre andato in montagna, a piedi, magari per una settimana, poi cose sempre più lunghe. Qui al sud Italia non c’è molta cultura su passeggiate nei boschi e in alture”.

ALL’AVVENTURA

E’ una situazione alla Into The Wild in cui non puoi contare su nessuno se non su te stesso e le tue capacità. “Devi conoscere le mappe e saperle leggere, anche procurarsi il cibo non è semplice”. Ad esempio i funghi che in montagna crescono in gran quantità possono essere velenosi, bisogna saperli riconoscere e ci sono poche indicazioni stradali, soprattutto al sud. “Sono stato anche in Calabria, nella Sila, il parco del Pollino e la Corsica. Ma il mio sogno è partire da casa e risalire tutta l’Italia“.

ALTRO CHE ASINO

Un po di storia: il cavallo in passato era un simbolo aristocratico e la plebe non poteva cavalcarlo. In pieno stile arabo Francesco sceglie un’altra cavalcatura. “Avevo bisogno di aiuto per la traversata e ho scelto il mulo, a piedi in pochi si incuriosivano. Quando sono partito con Ernesto mi sono reso conto che è un passepartout, la chiave per aprire i ricordi e le emozioni della gente. Nei paesi di montagna, trent’anni fa, la macchina non l’aveva nessuno, con il mulo ci aravi la terra e trebbiavi il grano”. Mi racconta proprio che un agricoltore passava più tempo con il proprio animale che non la propria moglie. E i giovani hanno il ricordo dei genitori che tornano la notte in groppa al destriero dopo fatiche intense. “Prima di partire sono stato due mesi con Ernesto Garibaldo, non avevo idea di come si andasse a cavallo. Dovevo anche legare empaticamente con il mio nuovo compagno di avventura”.

TI RACCONTO LE TRADIZIONI

“Mi sono reso conto che la classe contadina non è mai stata padrona di mezzi come la scrittura. Quello che si tramandava prima dell’abbandono totale delle campagne negli anni ’60 era orale”. Bisognava coltivare l’orto, saper fare il pane, mungere e allevare il bestiame, se nasceva un nuovo bambino, anche costruire un secondo piano in casa. “Mi raccontano che fino al 1970 i mezzi erano pochi, si faceva ogni cosa in casa, si comprava una candela per la notte o il caffe. Niente di più”. Al massimo la benzina per chi aveva il trattore, tutti gli altri avevano i muli e tramite quel simbolo Francesco compie un viaggio che lo porta a conoscere il passato della Sicilia prima che sia troppo tardi.

PERCORSO

Il Cammino di Santiago della Sicilia, Francesco, insieme al fidato Ernesto Garibaldo, percorre la Via Francigena solcata per millenni da pellegrini e viaggiatori in età bizantina, islamica e alto medievale. Un cammino lungo centosessanta chilometri che collega la Balarm araba alla rocca di Agrigentum attraverso antiche vie e paesaggi cangianti, incrociando la via di transumanza nel territorio di Castronovo di Sicilia. “E non solo, ho anche fatto da Palermo a Messina, sono andato a Troina, sull‘Etna e a Catania“.

U TUMMINO E LA NASCITA DEL PIZZO

“Ci sono ancora tantissimi anziani che hanno storie da raccontare, ma mi hanno sempre affascinato gli oggetti come bisacce, forconi e falci. Tutti attrezzi vicini ma lontani, fissati nell’immaginario collettivo che vanno via via scomparendo. “Per dividere il grano, ad esempio, si utilizzava un secchio che, se era pieno fino all’orlo, pesava 8 kg e corrispondeva a mezzo tummino“. Antica unità di misura. “Quando strabordava si faceva cadere la quantità in eccesso con una rasa. E quel mezzo chilo in più si teneva da parte. Così nasce il termine pizzo”

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel visitare posti nuovi, ma nel vedere con nuovi occhi il nostro prezioso territorio e i suoi borghi antichi, adattandoci all’ambiente che ci circonda, preservando la nostra terra e i suoi frutti, salvaguardando il nobile mestiere dell’agricoltore e dell’allevatore che la vive e la lavora."#woodvivors #ecomulo #terredipalike

Pubblicato da Francesco Woodvivor Lanzino su Lunedì 29 maggio 2017

MUNGITURA

Caratteristica. Si fa salire l’animale sul palchetto somministrandogli il mangime. Dopo si afferra il capezzolo tra pollice ed indice e con una pressione ritmata del resto delle dita si tira il latte. Poi il latte appena munto deve essere filtrato. Poi l’animale potrà tornare in stalla dove troverà del foraggio particolarmente appetibile in modo che la vacca non si corichi subito sulla lettiera. “Il dotto del capezzolo infatti, dopo la mungitura, prima di richiudersi, impiega almeno cinque minuti. In questa situazione il rischio è che, se viene in contatto con batteri della lettiera, possano insorgere mastiti ambientali”. Poi esiste un’altra tecnica definita meccanica. Ma a Francesco non interessa.

Pubblicato da Francesco Woodvivor Lanzino su Venerdì 10 maggio 2019

ORA FINO AL PIEMONTE

Un secchio o un mulino possono raccontare storie infinite. E adesso che lo ha capito Francesco vuole arrivare fino a Torino. “Soltanto andando da Palermo a Messina vedi tre tipi di mucche diverse. Immagina al nord quando chiederò della produzione dei formaggi, come si conservava il cibo prima dei frigoriferi. Vorrei fare una seconda impresa sulle differenze della penisola. In Italia ogni luogo ha la sua storia, cultura e cucina che rende il territorio ricchissimo. Ogni trenta chilometri ti rendi conto di come cambia il dialetto come sia possibile attraversando una valle”. Il mulo diventa simbolo della classe contadina e anche macchina del tempo perché attraverso l’animale Francesco riesce a vivere situazioni mai sperimentate

PLAYLIST: A Zonzo – Ernesto Bonino