Il caso della Sea Watch 3 ha esacerbato il dibattito sulla migrazione, argomento più che mai pregnante in politica come nella grande piazza social. Una contesa più che mai aspra le cui proporzioni richiamano quelle della guerra tra Achei e Troiani. Il comico palermitano Roberto Lipari con un video pubblicato su Facebook ha messo a nudo le connotazioni assunte in merito all’argomento. Che proprio per la sua delicatezza richiederebbe meno estremizzazioni.
BENE CONTRO MALE
Prima, durante e dopo, chiunque ha voluto dire la sua sulla nave rimasta in stallo nei mari di Lampedusa. Una divisione manichea tra oppositori di governo e agiografi della capitana Carola, e ultras sponda verde dell’attuale esecutivo. Posizioni nette senza possibilità di cercare chiavi di lettura. Dalla prospettiva di chi deve scrivere un post di commento, Lipari sottolinea l’assenza di mezze misure quando si affronta il tema.
QUESTIONE DI PROSPETTIVE
Parlare di vite umane? Buonismo. Dire che non è un problema solamente italiano? Razzismo. Parlare della vicenda senza essere inquadrati in una categoria è impossibile. Meglio cercare un’altra angolazione. Ma quale? La linea oltranzista di Matteo Salvini? Le competenze di Carola Rackete? Lo scontro Italia-Olanda? Il ruolo che dovrebbe avere l’Europa? Ogni prospettiva a suo modo deforma. E alla fine di tutto si finisce a parlare fuorché che della questione in sé.
UNA BATTAGLIA IDEOLOGICA
Con il suo stile brillante, Lipari evidenzia l‘impossibilità di poter discutere della questione senza cadere in semplificazioni e demonizzazioni di sorta. L’ipotetico post finale, nel suo parossismo, rimarca quanto sia difficile trovare un punto di vista senza rientrare in una battaglia ideologica. Del delicato tema della migrazione si può e si deve parlare: farlo in un contesto di buoni contro cattivi è il modo peggiore per discuterne con la serietà necessaria.
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