Pulle, come dicono a Palermo. Puttane, come dicono nel resto d’Italia. Donne, come si legge nel libro di Lucio Luca “Puellae”, aggiornato e nuovamente pubblicato dalla casa editrice ‘Pietro Vittorietti’ dopo 13 anni dalla prima uscita. Il giornalista siciliano, da anni alla redazione del quotidiano “La Repubblica”, non ha realizzato un saggio sulla storia della prostituzione, né un trattato di maniera. Non ci sono aspetti voyeuristici e pruriginosi, né moralismo d’accatto.
PULLA CON LAUREA
È il racconto della storia di donne che per necessità e costrizione, scelta o passione, si sono ritrovate a fare il mestiere più antico del mondo. E sembra quasi di sentire le voci di alcune, mentre la narrazione si dipana e si entra in un mondo dove il bianco e il nero non esistono, tutto è un compromesso e la vita un’incognita. Dalle pagine viene fuori la voce di Manuela, bella, fin troppo bella, con in tasca una laurea in Lettere Classiche che avrebbe fatto presagire un destino sicuro dietro a una cattedra a scuola.
I SOGNI RUBATI
E invece un uomo sbagliato le ha rubato sogni, avvenire e innocenza, lasciandola sola e incinta. In quei bigotti anni ’50 la famiglia le ha voltò le spalle e a lei non rimase altra alternativa che prostituirsi. Arrivò a Palermo alla pensione “Flores”, un rinomato bordello cittadino e lì divenne un mito fra i clienti, perché fra una prestazione e un’altra aiutava gli studenti con il greco e con il latino, senza neanche servirsi del dizionario tale era la sua bravura.
LE PUTTANE ANTIFASCISTE
Come lei in quei casini ci sono state figure indimenticabili. Alcune sono diventate leggendarie come le ‘puttane antifasciste’, prostitute che con coraggio professavano il loro disprezzo per il Duce, in anni in cui avere un’opinione era di per sé un atto temerario, esprimerla esponeva a rischi reali. Eppure, incuranti del pericolo, donne come Adele e Teresa non esitarono a dire ad alta voce quanto considerassero pessimo Mussolini, condannandosi a una fine tristemente certa, la reclusione sine die in manicomio, bollate come pazze.
LUANA L’ACROBATA
Alle puttane nei bordelli veniva richiesto altro, dovevano soddisfare il piacere maschile in ogni modo. Dovevano scatenarsi in acrobatiche posizioni sessuali, come Luana l’acrobata, che dopo alcuni anni da trapezista, aveva deciso di prostituirsi in una casa in via Volturno a Palermo. A quanto raccontano i clienti, la sua specialità era quella di concedersi mettendosi a testa sotto e a piedi in aria, appoggiata alla spalliera del letto. Ma la vera passione di Luana era la politica e da comunista sfegatata era diventata il riferimento per i giovani rivoluzionari che non volevano rinunciare ai piaceri della carne.
LA LEGGE MERLIN
Perché, diciamolo chiaramente, andare a puttane era un costume diffuso in ogni ceto sociale, culturale, economico. C’erano postriboli per tutte le tasche e per tutti i gusti, da quelli economici per i militari e gli studenti, a quelli signorili e costosi per gli aristocratici e l’alta borghesia. La legge Merlin nel 1958 decretò la fine di questo mondo, governato da regole tutte sue, per aprirne, inconsapevolmente, un altro.
LA TESSERA A PUNTI
Dalle case chiuse, nelle quali le ragazze erano obbligate ai controlli sanitari, si passò alla prostituzione per strada o in infime sistemazioni, per arrivare ai centri massaggi dei giorni nostri, bordelli chiamati con un altro nome, in cui spesso lavorano ragazze cinesi come Romina. La ragazza, racconta Lucio Luca, arrivata in Italia insieme a una coppia di Pechino, si era trovata a battere in un negozio a Mezzo Monreale, in cui era stata sperimentata una tessera punti come quella del supermercato, solo che ogni nove punto, il decimo era un trattamento gratis.
LA FAVOLA PRETTY WOMAN
Dopo il blitz dei carabinieri e l’espulsione della coppia, Romina per un po’ è stata ospitata in una casa famiglia e poi è sparita, probabilmente per ricominciare a fare massaggi. Perché a una vita così difficilmente esistono alternative, le vie d’uscite non ci sono e Pretty Woman, purtroppo, è solo un bel film, una favola che non si avvera quasi mai, se non per quella “gran culo di Cenerentola” come dice la migliore amica a Vivian, alias Julia Roberts, in una scena iconica.
IL FUTURO INESISTENTE
Questo è il segreto del libro di Lucio Luca, aver raccontato storie drammatiche, singolari, uniche con un tocco realistico, senza indulgere in pietismo, rimanendo fermi sul confine di una narrazione giornalistica. A tratti si intravede un guizzo di tenerezza verso alcune donne cui la sorte ha inflitto un presente devastato e un futuro inesistente. Perché come diceva Anton Cechov, citato in un capitolo del volume, “Bisognerebbe che gli uomini, i quali le comprano e le uccidono, sentissero tutta la immoralità della loro azione, della loro parte di mercanti di schiave e ne provassero spavento. Bisogna salvare gli uomini”.
UN MARE DI LIBRI: OGGI IL DEBUTTO
Il libro di Lucio Luca sarà presentato oggi pomeriggio a Palazzo d’Aumale a Terrasini in “Un Mare di Libri”, la rassegna letteraria organizzata dal Comune di Terrasini, giunta quest’anno alla quarta edizione. A conversare con l’autore saranno Laura Compagnino e Franco Cascio. In chiusura aperitivo offerto dalla Gesap, sponsor dell’iniziativa. Tutti i giovedì di luglio e di agosto, negli spazi del museo, si alterneranno autori come Attilio Bolzoni, Stefania Auci, Valentina Gebbia ed Eleonora Lombardo. La direzione editoriale è di Franco Cascio, ideatore della rassegna.
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