C’è un tempo per la comicità e un tempo per i discorsi seri. Intervistare un comico e pretendere risposte che non abbiano almeno una sottile ironia è però pressoché utopia. Ma Ivan Fiore, comico palermitano diventato noto per le sue partecipazioni a Bulldozer su Rai Due e a Colorado su Italia uno, si difende bene. Ogni tanto intercala un colpo di suki, che in giapponese significa “amore”, ma è pur sempre un comico e non può trascurare quello che al momento è uno dei suoi tormentoni più noti. Ha iniziato la sua carriera con il duo comico Livigni & Livigni, poi si è ritrovato solo. Ma la passione per l’arte della comicità era forte e ha cominciato a fare audizioni e festival. A notarlo a Bravo grazie è Giorgio Gori, produttore televisivo che oggi è sindaco di Bergamo, che gli apre le porte della tv: “Da lì è iniziato tutto – racconta il comico -. Grazie ai festival che ho superato, è arrivato il secondo posto a Bravo Grazie, che mi ha consentito di debuttare su Rai due. In quel periodo navigavo anche in orbita Zelig e Colorado”.

TORMENTONI

Dei vecchi comici, come Totò, Alberto Sordi, Franco e Ciccio, Anna Mazzamauro, Paolo Villaggio, e tanti altri, ricordiamo le frasi celebri. Oggi chi fa ironia per mestiere è riconosciuto per il suo tormentone. Un mutamento a cui moltissimi attori hanno dovuto adeguarsi. Il tormentone piace e fa ridere. Chi sale sul palcoscenico lo sa e deve assecondare il suo pubblico: “E’ l’arma migliore dei comici degli ultimi anni – ammette Fiore -. Del comico non ti ricordi la battuta ma il tormentone. Partendo da zelig con “Franco, oh Franco”, o “Chi è Tatiana?” e tanti altri. Il tormentone è l’annullamento del circondario. Puoi fare le battute migliori del mondo, ma se il tormentone ti entra va alla grande. Anche Sicilia Cabaret è figlia di tanti tormentoni. Io sono Gianni è l’esempio di tormentone uomo copertina meraviglioso, il top della comunicazione di oggi. Così come Suki e tanti altri”.

CONTANO I NUMERI

Con l’avvento di piattaforme come YouTube, i gusti stanno cambiando e non sempre la qualità prevale sulle visualizzazioni, anzi, spesso non fa numeri. Un produttore, oggi più che mai, guarda a quelli. Chi lancia video su YouTube e fa milioni di visualizzazioni, anche se dice fesserie, ha più facilità di essere attenzionato. E magari farà pure un film. Un’alchimia stranissima, che lo stesso Ivan Fiore non sa spiegare: “C’è chi sta studiando per trovare una soluzione a questo fenomeno – spiega. Ci sono tante cose belle in giro che però non fanno numeri e altre meno belle che hanno numeri esagerati. Buh”.

FREE E MANCIA

Passiamo a Suki: “La comicità ha subìto un’involuzione – racconta serio Ivan Fiore -. E’ figlia del web e della facilità di sukilinguaggio. La gente non vuole più pensare al doppio senso, vuole arrivarci facilmente. Con Suki, io gioco sull’amore. Tra l’altro pulisco il termine e lo faccio diventare Sukì”. Approfittando del fatto che il comico palermitano ha preso seriamente l’intervista, è un obbligo a questo punto chiedergli se ha dovuto adeguarsi al metodo tormentone o se questo è un tipo di comicità che gli piace: “Una via di mezzo. Mi piace ma mi rendo conto che quando calcavo i primi passi era diverso perché dovevo avere alle spalle teatro, dovevo studiare, dovevo essere preparato a stare sul palco. Adesso – spiega – è molto più free e mancia. Arrivi sul palco, sei bravo, in due minuti esprimi tutto e va bene così”.

MARKETING

Suki ovunque. Fiore del suo tormentone ne vuole fare un marchio, che ha già stampato sulle sue nuove magliette. Ma guai a parlare ad un palermitano, comico o meno che sia, di possibili arricchimenti: “Suki – risponde Ivan ridendo -. Ma quali soldi. Vorrei solo che Suki diventasse un logo. Non metto la mia faccia sulle magliette, voglio solo giocare sulla parola in chiave comica”. Ma ben consapevole che un personaggio non può funzionare in eterno, Ivan ha già pronto un nuovo tormentone: si tratta di un bambino di 12 anni che, come tutti i ragazzi, è incollato al suo smartphone. E guai a chi glielo toglie: “Suki non va in pensione, vorrei farlo vivere sul web, portarlo in giro e in cucina, perché è un marchio, ma ho nuove idee. Una su tutte quella del bambino di oggi. Avete figli? Provate a togliergli di mano il suo telefonino”.