Eppure ce l’avevano detto: farete la fine del Venezia. Ci sono voluti ben 17 anni ma alla fine la profezia si è avverata: Palermo escluso dalla serie B e, se tutto andrà bene – il condizionale è d’obbligo – ricomincerà dalla serie D. Ma in questa storia ci sono dei segni del destino che non possono essere ignorati: il numero 17, per esempio, che in questo caso ha rispettato in pieno la sua nomea. Anche se i guai del club di viale del Fante non sono cominciati di certo nel 2019. Le budella dei tifosi si contorcono già da qualche anno, da quando Maurizio Zamparini, un nome che ormai porta indigestione anche solo a pensarlo, si è disinteressato della causa rosa nero. Ad occhio e croce dalla famosa finale di coppa Italia.
CHI DI SPADA FERISCE…
La coincidenza più assurda, però, è il Venezia stesso. Nel 2002 il friulano (meglio chiamarlo così per evitare una flebo di Plasil) distrusse il calcio in laguna. Con la scusa che non gli facevano costruire lo stadio, mollò tutto e se ne andò. Non contento dello sfregio fatto, smantellò tutta la rosa e se la portò a Palermo insieme al suo prode scudiero Foschi. Un affronto che i veneziani non gli hanno mai perdonato. Anche perché, da lì a poco, il club, lasciato in cattive mani, fallì e dovette ripartire dagli inferi.
LA VITA È UNA RUOTA
Nel 2019, a 17 anni di distanza, il Palermo chiude baracca, dopo essere stato lasciato nelle peggiori mani possibili. E chi viene ripescato al posto del club rosa nero? Proprio il Venezia, guarda un po’ la sorte. Nemmeno Stephen King avrebbe saputo scrivere una storia così. Un horror per chi ama questi colori. Una ruota che gira e torna al suo posto. Si unisce la beffa o, per meglio dire lo sbeffeggiamento, di Joe Tacopina, proprietario del club lagunare, che aveva previsto tutto dichiarando che il Palermo non avrebbe avuto i soldi per iscriversi e, per ciò, aveva ricevuto improperi infiniti dai tifosi rosanero. Una fetta di carne di dimensioni colossali.
D COME DOLORE
Si riparte dalla D, forse. E c’è chi tra i tifosi dice che va bene così. Non possono non essere che parole di circostanza. Perché stavamo tornando in A, ci avevano rimandati in C, ci avevano ripresi per i capelli riportandoci in B e, infine, ci hanno esclusi, senza pietà, da tutti i campionati professionistici. Tutto ciò non può non fare male. Chi afferma il contrario non può essere sincero, perché altrimenti non è umano, oppure non è tifoso. O, in ultima ipotesi, non ha ancora realizzato il dolore. Capita. Se ne renderà conto quando, con molta probabilità, dovrà guardare livescore o diretta.it per sapere se il Palermo vince, perde o pareggia in trasferta, o quando al Barbera verranno il Troina, la Sancataldese, il Roccella, la Cittanovese o la Palmese. Quando, nonostante una rosa di lusso, dovrà soffrire contro squadre abituate alla categoria che andranno in campo col coltello fra i denti e non dispenseranno la sciabola per mettersi in mostra contro un club blasonato e che gode di visibilità come il Palermo.
QUANTO TEMPO SERVIRÀ?
Saranno tempi difficili, ai quali, ormai da decenni, grazie al friulano, non siamo più abituati. Ci sarà da soffrire nuovamente e bisognerà stringere i denti fino a farci venire la gengivite prima di rivedere la luce. Bisognerà rifare il callo ai tempi bui. Con passione, con dignità, ma col morto nel cuore. Per ciò che sarebbe potuto essere ma che non è stato, per il torto subito che grida giustizia ma che forse mai la potrà avere. A meno che la ruota della vita, appena potrà, ci auguriamo tutti molto presto, non compia un altro magico giro riparatore.
PLAYLIST: Natalie Imbruglia – Torn