Mettiamoci nei panni di Cocò Gulotta, certo che ci sarebbe da tirare giù tutti i santi del paradiso. E’ il protagonista indiscusso del Festino 2019, fa la migliore interpretazione possibile del monatto nel ruolo che fu di Gigi Burruano, il “mostro” a cui tutti fanno riferimento quando si parla di teatro popolare e l’unica cosa di cui si parla è l’evasione di un detenuto. Un detenuto che da semplice, seppur significativa, comparsa si appropria del ruolo di protagonista indiscusso.
STA PEGGIO LOLLO FRANCO
Non c’è dubbio che è messo peggio Lollo Franco, maestro d’orchestra del Festino e tutor del detenuto in questione. Qualcosa più di tutor, perché Franco con i detenuti ha un rapporto speciale, si occupa da tempo del loro reinserimento nella società, li coinvolge in progetti teatrali da anni, ne ha conquistato la fiducia in un rapporto che va oltre quello tra insegnante e allievi. L’evasione è uno smacco dalle conseguenze inimmaginabili.
IL FESTINO E LA PROVA DI BRAVURA
Però, mannaggia alla pupazza, ti misuri con Burruano sotto gli occhi del più numeroso pubblico che tu possa avere in una botta sola e tutto passa quasi sotto silenzio. Fai i salti mortale perché non c’è Festino al mondo che non nasconda insidie organizzative e sembra quasi che nessuno si sia accorto di quanto tu sia bravo. Concili i tempi delle prove con impegni televisivi che ti portano al centro dell’Europa dell’est in un momento d’oro della tua carriera e pare che fossi uno di passaggio dal Cassaro in quella sudatissima notte del 14 luglio.
COCO’ CHE SA FAR TUTTO
Rendiamo omaggio a Gulotta che è uno bravo, uno che forse ha il torto di sapere fare tutto oltre la media. Recita con la stessa disarmante disinvoltura con cui canta. Scrive testi per la Bottega Retrò – che condivide col socio Al Di Rosa– ed è anima di progetti teatrali che gli consentono di spaziare dal classico al popolare. E se c’è da fare una serata in un pub dove montare un omaggio di gran classe ai grandi cantautori italiani, da Gaber a Battiato, non si tira indietro. E del Camilleri televisivo è stato interprete senza macchia.
LA STRADA CHE NON PAGA
Gulotta ha però scelto una strada che in Italia non paga in un settore che non sa più apprezzare la completezza. Specialista in niente, bravo in tutto. Paga la scelta di avere scelto la permanenza a Palermo, ma ancora di più l’assenza di maestri veri da cui succhiare linfa. Nonostante tutto è bravo.
LE ASCELLE E JO CHINOTTO
Dalle origini cabarettistiche con Le Ascelle a quelle musicali con Jo Chinotto e la Bim Bum Band, un percorso sempre in ascesa, senza cedere alle lusinghe dei facili guadagni della comicità (comicità?) un tanto al chilo che imperversa da sud a nord.
LETTURE DA BUCAREST
Oggi da Bucarest, tra un set e un altro, darà un’occhiata, come ogni mattina alla rassegna stampa e ai profili social. Speriamo che rilassi i muscoli del viso e ricordi cosa gli sussurrò all’orecchio chi vi scrive, oltre 20 anni fa, dopo un concerto in cui i suoi 3 chili li aveva lasciati sul palco: “Troppo bravo, ma se resti a Palermo non hai dove andare”. Ho sbagliato. Ma ho sbagliato sino in fondo? Mi rimetto al giudizio della sua onestà intellettuale. E intanto gli restituisco l’onore di una prestazione degna dei grandissimi che si sono confrontati con la drammaturgia nella notte di Santa Rosalia.