Ci sono partite che diventano leggenda. Questo è il racconto di una  che risale a mezzo secolo fa ma che ancora vive nella memoria di chi ha un ventricolo rosa e l’altro nero. Anno 1969, pochi mesi dopo l’uomo sarebbe sbarcato sulla luna. Ma il 16 marzo alla Favorita (Renzo Barbera allora era solo il vice presidente del Palermo) approdò il Napoli di Josè Altafini e Totonno Juliano. Un Napoli anni luce lontano da quello che vincerà 2 scudetti con Maradona e anche da quello versione De Laurentis che non vince ma diverte ed è sempre sulla soglia dell’impresa.

IL PALERMO DI DON CARMELO

Il Palermo era appena ritornato in serie A, il boss era don Carmelo Di Bella guida di una pattuglia di fedelissimi che l’anno prima aveva sbancato il campionato di B. Non c’era più Romeo Benetti, ma dalla Juve era arrivato un giovanissimo Beppe Furino. A completare l’attacco Sergio Pellizzaro, un Montesano che ce la fece, tanto da conquistare in seguito la finale di Coppa Campioni con l’Inter di Sandro Mazzola.

SBARDELLA E LA RABBIA DEI TIFOSI

Una tipica partita  tra squadre che non hanno altra ambizione che divertire. Eppure quel derby del sud si accese subito, molte decisioni dell’arbitro Sbardella irritarono il pubblico rosanero, soprattutto un gol annullato a Tanino Troja e il successivo rigore concesso al Napoli che risultò determinante.

IL TIE’ DI ALTAFINI

Ma tutto si sarebbe fermato lì se Altafini non avesse pensato bene di andare sotto la curva sud a fare il gesto dell’ombrello. In campo piovve di tutto, un guardalinee fu colpito da un pezzo di legno e Sbardella alla fine della partita riuscì a lasciare il campo solo grazie ad un elicottero della Polizia. Al Napoli fu assegnato lo 0-2 e la Favorita fu squalificata per due giornate.

IL BOMBER PELLIZZARO

Di conseguenza a Tanino Troja vennero “mangiati” i 2 gol realizzati quel giorno, un vero e proprio smacco considerato che in tutta la stagione ne aveva messo a segno soltanto uno. Il bomber di quell’anno fu Pellizzaro con 10 gol, seguì Enzo Ferrari con 5 e Silvino Bercellino con 3. Il Palermo arrivò undicesimo, restò imbattuto in casa contro Juve, Inter e Cagliari (quello di Riva e Boninsegna) e anche contro la Fiorentina che quell’anno vinse lo scudetto.

LA GOLEADA

La partita da incorniciare? il giorno 1 dicembre contro l’Atalanta, un 5-1 che rappresentò la vittoria con il maggiore scarto di quel campionato. Una squadra abituata a segnare poco e che già dopo 8 minuti era avanti di 2 gol (Ferrari al primo minuto e Pellizzaro all’ottavo).

LA FORMAZIONE

Questa la squadra tipo di quella stagione: Ferretti, Maggioni, Furino, Lancini, Giubertoni, Landri; Pellizzaro, Landoni, Troja, Reja, Ferrari. Tra i principali rincalzi: i portieri Geotti e Cei che si alternarono dopo l’infortunio di Ferretti e i difensori Costantini, De Bellis e Sgrazzutti. In attacco il primo cambio era Bercellino. La maglia utilizzata in prevalenza fu quella rosa, alternata con la tradizionale rosanero a strisce verticali. Teniamolo a mente in vista della prossima ripartenza.

ps – da quel 16 di marzo, a Palermo, Sbardella fu sinonimo di cornuto.

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