Un libro per conoscere Pio La Torre. O per dirla meglio, osservarne la storia da una prospettiva più ampia rispetto a quella genericamente utilizzata. A trentasette anni dall’efferata uccisione il libro “Pio La Torre dirigente del PCI” ripercorre la vita dell’ex deputato palermitano attraverso la sua attività politica.
UNA STORIA DI IMPEGNO
Edito dall’Istituto Poligrafico Europeo, il libro vede la partecipazione di diversi accademici di settore. Tommaso Baris uno dei due curatori della pubblicazione ci spiega le ragioni alla base di questo progetto editoriale: “L’idea era quella di restituire il percorso politico di Pio La Torre, andando oltre l’aspetto fondamentale legato all’antimafia. Che è ovviamente fondamentale ma è riduttivo. Era importante inserire le sue scelte, la lotta alla mafia e la fine drammatica all’interno del suo percorso politico. Restituire dunque la connessione che c’era tra il suo impegno impegno nel PCI e il contrasto alla criminalità”. Il volume è composto da saggi che raccontano tutti gli aspetti della storia di La Torre. La formazione, l’impegno sindacale, la vita da segretario regionale nel partito e gli incarichi nazionali. Fino al ritorno in Sicilia nella parte finale della sua vita.
MASSE E AUTONOMIE
L’agire politico di Pio La Torre nei suoi anni da segretario regionale poi deputato fu segnato da una sorta di dicotomia: “Da un lato – prosegue Baris – emerge l’idea dell’importanza della capacità di un partito di saper essere di massa e di organizzare i gruppi popolari, farne un soggetto politico attivo. Dall’altro lato però la consapevolezza – prosegue – che ciò si potesse fare giocando la partita su un terreno istituzionale, con l’ obiettivo di raggiungere risultati concreti. L’idea che attraverso l’istituzione regionale e il richiamo all’autonomia si potesse realizzare una politica di programmazione economica, che liberasse l’isola dalla sua arretratezza. Cercando anche accordi con altre forze politiche. Pensava che portare il PCI al Governo siciliano alleandosi con l’ala progressista della DC, potesse aiutare a compiere questo passaggio anche a livello nazionale”.
UN RIFORMATORE
Il La Torre politico fu dunque un uomo d’azione con una visione chiara e precisa: “La Torre – conclude Baris – fu un riformatore e non un riformista. Pensava che attraverso l’organizzazione e il coinvolgimento delle masse come soggetto politico si potesse incidere concretamente sulla situazione economica. Sempre con l’idea che queste trasformazioni potessero avviare un cammino verso un altro tipo di società, slegata dalla dimensione capitalistica”. Una visione che rendeva a maggior ragione necessaria la lotta contro la mafia: “”L’elemento della contrapposizione al sistema mafioso – prosegue – non era solamente un principio ma un pezzo costitutivo della sua visione politica. Proprio perché la sua visione era volta ad una trasformazione degli aspetti economici e sociali della realtà, la contrapposizione alla mafia è una base di partenza e non un momento successivo”.
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