“Buongiorno sono Marcello, in cosa posso esserle utile?”
– Oh, finalmente una voce italiana. Ho chiamato almeno tre volte. Dopo dieci minuti di attesa, in cui mi dicono prema 1, prema 5, prema 3, mi hanno risposto dalla Romania. Ma io volevo parlare con l’Italia. E ho messo giù.
“Signore, non è necessario che lei chiuda, è nel suo diritto parlare con un consulente italiano. La prossima volta chieda di trasferire la chiamata”.
– E secondo lei non l’ho fatto? Qualche settimana fa avevo un altro problema, ho chiamato e mi hanno risposto da Bucarest. Ho chiesto di passarmi un consulente italiano e l’operatore rumeno mi ha detto che sono razzista.sciopero call center almaviva

LE CHIAMATE VANNO ALL’ESTERO

Una telefonata vera, raccontata da un operatore telefonico del call center Almaviva di Palermo. A quanto pare, ci dice Marcello, è all’ordine del giorno: clienti imbufaliti che passano intere giornate al telefono per cercare di parlare con un consulente italiano. Ciò testimonia come il flusso delle telefonate venga ormai confluito per gran parte fuori dalla nostra Nazione. È errato sostenere che il settore dei call center è in crisi per mancanza di commesse. Il settore dei call center, e in particolare Almaviva Palermo, è in crisi perché le chiamate, quindi il lavoro italiano, vengono trasferite all’estero. Un paradosso, considerato anche che il motto di Salvini e della Lega è “prima gli italiani”.

GOVERNO SORDO

“Da diverso tempo proviamo a contattare Di Maio – afferma Salvo Seggio, Rsu del sindacato cisl Almaviva – ma non sciopero call center almavivarisponde. Gli abbiamo mandato una lettera e lo abbiamo taggato in migliaia su twitter, ma nulla. Questo Governo rimane sordo al nostro problema, che rischia di mandare per strada 1600 lavoratori. Abbiamo deciso di scendere in piazza lo stesso giorno in cui c’era un incontro al Ministero per il problema del settore, poi saltato. Nella stessa giornata – prosegue il sindacalista – abbiamo manifestato davanti alla Prefettura di Palermo, dove abbiamo incontrato il Vice Prefetto Baratta, il quale ci ha assicurato che avrebbe riportato al tavolo nazionale la situazione. Il nostro grido di aiuto è proseguito nei giorni successivi con un lungo corteo, partito dal Teatro Massimo. che ha percorso le isole pedonali del centro storico di Palermo, e che ci ha portati alla Presidenza della Regione dove abbiamo incontrato il Presidente Nello Musumeci e l’Assessore alle attività produttive Girolamo Turano. Musumeci si è impegnato a darci una risposta a breve, ma senza una data ben precisa. Nei prossimi giorni incontreremo i vari committenti”.

RISCHIO MOBILITÀ

Una situazione drammatica, di cui vi abbiamo parlato più volte nelle nostre pagine, che sta facendo passare un’estate di fuoco – e non solo per le temperature africane – a centinaia di famiglie palermitane, che già da settembre rischiano la messa in mobilità. Un problema che sembra interessare tutti, ma a cui nessuno riesce a dare risposte serie, nonostante tanti proclami in sede elettorale.

EX DIPENDENTE

Nei mesi scorsi, approfittando di un misero incentivo spalmato in tre anni che l’azienda Almaviva ha messo a disposizione, più di cento persone hanno scelto di licenziarsi. Uno di questi è Marco, che per anni ha indossato la cuffia dell’operatore: “Ero stanco, stressato. Hanno fatto di tutto per farci scappare. Non ho un altro lavoro, per sciopero call center almavivafortuna non ho nemmeno una famiglia, ma i soldi mi servono perché vivo da solo, visto che i miei genitori non ci sono più. La situazione – spiega Marco – era diventata ormai insostenibile. Lo stipendio si era ridotto di circa il 40% per cento in pochi anni per via dei vari ammortizzatori sociali e delle rinunce che via via ci chiedevano. Continue assemblee e richieste di sciopero, continui richiami e rimbrotti, continue pretese da parte di chi ci ha sempre trattati come numeri e non come esseri umani. Come se non bastasse, nell’ultimo periodo, venivo spostato da un settore ad un altro come un pacco postale. Non ce l’ho fatta più. Ho preso quei soldi, pochi, maledetti e subito, e sono scappato. Guardando i miei ex colleghi sul tg3 mi è venuto un magone allo stomaco. Mi dispiace per loro, ma anche per me che ancora non ho trovato nulla. Questa è la realtà siciliana, purtroppo. Ho consegnato centinaia di curricula in giro per Palermo, mi propongono – ironia della sorte – solo call center, mal pagati e senza diritti. Ma io l’ho giurato quando ho riconsegnato la cuffia – conclude Marco – mai più mi farò stipare dentro quella gabbia per galline. Preferisco andare a lavare le scale”.

PLAYLIST: La mia storia tra le dita – Gianluca Grignani