Ci sono luoghi, in ogni città del mondo che hanno un’anima. Può essere un giardino, un atrio di un palazzo o anche un negozio. Contenitori di memoria collettiva, questa è la caratteristica che devono avere per passare alla storia. E per questo motivo mai dovrebbero mutare d’aspetto e meno ancora abbassare le saracinesche. La storia di oggi riapre le porte di Ellepì, la più straordinaria bottega di Palermo che ha spacciato musica, ma di quella buona, dai primi anni ’70 e fino a quando internet non ha ucciso il mercato.

LA SACERDOTESSA ALBA

La grande sacerdotessa di questo santuario della musica si chiamava Alba D’Accardi, una quasi enciclopedia umana che ha avuto la fortuna di formarsi nell’unica università del settore che anche a Palermo aveva l’insegna Ricordi. Un periodo d’oro quello della fine degli anni ’60, ma anche impegnativo per chi stava dietro al bancone perché dovevi conoscere di tutto, da Claudio Villa ai Led Zeppelin.

CIAO 2001 E QUI GIOVANI

E l’informazione arrivava con il passaparola, dai rappresentanti di dischi e dalle pagine di Ciao 2001 e Qui Giovani, leader della stampa italiana del settore. Mucchio Selvaggio verrà anni dopo, Rolling Stone era soltanto l’eco della controcultura britannica, riservato a chi aveva un canale aperto con Londra.

LOTTA AL CUBO

Alba ebbe un’intuizione felice, Ricordi portava con sè il prestigio del nome ma anche la polvere della tradizione. E i dischi cominciavano ad essere merce esclusiva dei giovani che proprio a loro agio non stavano né nella storica sede sotto i portici di via Ruggiero Settimo, né dal rivale di via Stabile che si chiamava Cosmosound. E intanto in viale Lazio muoveva i suoi primi rivoluzionari passi Il Cubo della cantante Luciana Di Somma, l’altra golden lady della musica di Palermo. Per battere la concorrenza bisognava fare presto e piazzarsi proprio nel centro storico.

IL FENOMENO DI VIA MESSINA

In un contesto che vedeva nascere negozi di dischi in ogni quartiere, spuntò all’improvviso Ellepì, nella allora buia via Messina. Il locale era un corridoio stretto e lungo che conteneva passione, competenza e voglia d’azzardo. In meno di niente Ricordi depose lo scettro e tutti gli altri a rincorrere il fenomeno Ellepì che negli orari di punta – fine mattina e fine pomeriggio – sembrava una friggitoria nel giorno di Santa Lucia, tanta era la calca umana.

LA SCUOLA DI ELLEPI’

La truppa di Alba era di assoluta competenza, soldati di grande personalità ma che molto avevano da imparare da questa generalessa che sapeva alternare generosi sorrisi pubblici a memorabili cazziate private. Per nulla casuale che da quella scuola nacquero tentativi d’imitazione, tanto di spazio ce n’era per tutti. E così prima Gianni Di Pisa aprì Master e poi Gaetano Milazzo replicò con Track Dischi. I due primi soldatini divennero capi di piccoli eserciti concorrenti, così vicini che la mattina quasi si guardavano quando alzavano la saracinesca.

DISCHI A CREDITO

A sostituirli arrivarono, in ordine sparso, Michele Cometa, Fabrizio Puccio e Marcello Mandreucci, gli ultimi due firme eccellenti di Radio In. Ma il direttore d’orchestra era sempre lei che, prima fra tutti, s’inventò una formula ad altissima percentuale di rischio, soprattutto a Palermo. Da Ellepì, una lista nemmeno esigua di clienti poteva prendere dischi a credito. In pratica c’erano conti in sospeso. Nessuno osò approfittarne, ma l’esperienza non fu eterna.

TEMPIO DI FILOSOFIA E CAZZEGGIO

E poi le mitiche tesserine che dopo 10 acquisti garantivano un 33 giri in omaggio, tecnica simile alla raccolta punti, proprio come si faceva nei supermercati. Per quelli della mia generazione, tuttavia, Ellepì non era soltanto un negozio di dischi, ma un ritrovo dove la musica era il sottofondo obbligato ma non esclusivo. Era il luogo dove nascevano progetti e si parlava d’amore, dove ridevi quando volevi nascondere le lacrime e restavi il ragazzo che non eri più. Ellepì era un’isola, un rifugio, una stanza dove lasciare il mondo fuori. Tempio di filosofia e di cazzeggio.

LA MAMMA DI SHAZAM

Per me Alba è stata anche la mamma di Shazam. Quando ascoltavo una canzone e non ne conoscevo titolo e autore era lei delegata a risolvere il rebus. Cantavo o fischiavo davanti al negozio o al telefono. Mai un insoluto. Una cosa andata avanti per anni e sino a poco tempo prima dell’ultimo giorno. La prodezza finale fu Vento d’Estate degli allora semi sconosciuti Niccolò Fabi e Max Gazzè.

I GIORNI DI MONICA

Accanto ad Alba crebbe un’altra piccola Alba, la figlia Monica Blake che da aiutante liceale nel tempo libero divenne l’insostituibile alter ego, specie quando il trasloco in via Libertà sancì il trionfo di quell’idea imprenditoriale fondata su competenza e audacia. La concorrenza sceglieva la via della specializzazione, classica al Musichiere, il jazz da Diskery, import alla Boutique della Musica, la disco da Track, l’alternativa da Master. Ma se volevi andare sul sicuro Ellepì era l’approdo naturale.

E QUELLI DI FAUSTO

Prima di Monica, un altro pezzo della famiglia di Alba ebbe il privilegio di rubarle i segreti. Si chiamava Fausto, un quasi figlio come può esserlo un nipote a cui apri le porte del cuore. Fausto era l’allegria vivente, seppe diventare autorevole nel tempo, specie quando tagliò il cordone ombelicale e scelse Ricordi per una nuova vita. Proprio nel punto da dove era partita la zia, Fausto cominciò una nuova carriera e chiuse la sua purtroppo breve vita.

IL BASCO DI FRANCO SIMONE

Aneddoti ne potrei raccontare mille. Nella mia selezione al primo posto c’è il basco blu metallizzato di Franco Simone che Alba mi portò quale regalo del cantante a cui aveva impaccato che ero un suo fan sfegatato. Segue il mio mezzo pomeriggio da commesso in cui riuscii a vendere Children of Sanchez, un triplo lp di Chuck Mangione altrimenti destinato non so a quale fine. Infine la pacca nel culo ad un cliente scambiato per Guglielmo Mancuso -fedelissimo collaboratore di giorni radiosi e meno belli – e con il quale non feci in tempo a scusarmi perché andò via di corsa, forse turbato per quella rozza, involontaria e troppo esplicita avance.

LA NOTTE DELL’82 E LA RIMOZIONE

La chiusura di Ellepì l’ho rimossa, cancellata, niet, non esiste. Per me Alba e Ferdinando, suo compagno di vita e d’avventura, sono sempre quelli dell’11 luglio 1982, dell’Italia mundial, dell’urlo di Tardelli, di Pablito Rossi, di Zoff, Pertini e Bearzot. Quella notte ero a casa loro a bere l’exotic cocktail, segreto di famiglia tramandato dal papà,  che solo in quella casa era possibile trovare. Quando non ricordo un titolo di un brano, d’istinto non cerco Shazam, ma penso che prima o poi passerò da via Messina. Chiamatemi romantico. Oppure coglione, tanto la sostanza non cambia. Per me ancora oggi la musica è sinonimo di disco. E il disco si chiama Ellepì.

Ps- Grande imbarazzo per la playlist, come potete immaginare potrei inserire mille brani e tutti avrebbero un senso. Giusto spiegare la scelta: Wild World, nella versione di Jimmy Cliff, è il  disco che Alba mi regalò prima di aprire Ellepì. Lacrimuccia e buon ascolto.

Playlist: Wild World – Jimmy Cliff