Sembra quasi uno scherzo, ma il 6 agosto, nel giorno di San Salvatore, di cui non sfuggirà il significato simbolico, sono accadute catastrofi e tragedie. A partire dalla prima bomba atomica che il tristemente famoso Enola Gay sganciò su Hiroshima. Centomila persone persero la vita proprio in quel giorno che mise di fatto fine non solo alla seconda guerra mondiale ma ad ogni altro istinto di provocarne altre.
OMICIDIO COSTA
In Sicilia il 6 agosto è giorno di lutto per altri fatti il cui l’impatto emotivo ha lasciato traccia nella storia della nostra Terra e dell’Italia intera. Nel 1980 la mafia decide di colpire ancora una volta la magistratura di Palermo e precisamente il Capo della Procura, Gaetano Costa. Sei colpi di P38 alle spalle, arma tristemente famosa in quegli anni anche negli ambienti terroristici, mentre sfogliava un libro in una bancarella di via Cavour.
IL PARTIGIANO CHE RIFIUTÒ LA SCORTA
Costa, 40 anni prima, era stato anche partigiano in Val di Susa e guidava la Procura di Palermo da poco meno di 2 anni. Fu tra i primi magistrati ad avere una scorta alla quale rinunciava per non mettere a repentaglio altre vite. Fu il prototipo del giudice isolato e inascoltato, sue le richieste vane di poter colpire il portafoglio del mafioso per incrinare l’organizzazione criminale fondata sull’omertà e sull’interesse economico.
LA MAFIA UCCIDE CASSARÀ
Sempre il 6 agosto di 5 anni dopo i killer di cosa nostra uccisero Ninni Cassarà, il vice questore che collaborò con Giovanni Falcone e con il pool antimafia e le cui indagini contribuirono all’istituzione del primo maxi processo. Erano trascorsi appena 9 giorni dall’uccisione del commissario Beppe Montana, altra pedina fondamentale nella caccia ai mafiosi.
LA SENTENZA DELLA CUPOLA
Per uccidere Cassarà nove sicari lo attesero sotto casa armati di fucili AK-47. Altro che P38, Cassarà doveva morire, a tutti i costi e senza margini di errore. Questa la sentenza emessa da Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Bernardo Brusca e Francesco Madonia. Di fatto l’intera cupola mafiosa che, per quel delitto, fu condannata all’ergastolo.
ANTIOCHIA E MONDO
Cassarà spirò nell’androne di casa, tra le braccia della moglie Laura Iacovoni. Con lui, il 6 agosto del 1985, morì sul colpo anche l’agente Roberto Antiochia. L’altro angelo custode di Cassarà si chiamava Natale Mondo, quel giorno scampò alla morte rifugiandosi sotto l’auto di scorta. La mafia con lui chiuse i conti a distanza di 3 anni, dopo essersi accertata che l’agente, accusato di aver tradito Cassarà in realtà era un infiltrato nella cosca dell’Arenella, proprio su mandato del vice questore.
L’OMAGGIO DEL LINGUISTICO
Al commissario Cassarà è intitolato il Liceo Linguistico di Palermo. E questa mattina la preside Daniela Crimi, ha voluto onorarne la memoria con un commosso omaggio. “Caro Ninni, oggi sono 34 anni dalla tua tragica morte. Sei stato un poliziotto che ha servito la Stato dando la vita con coraggio e dedizione in un’epoca in cui la Polizia non aveva felpe da mostrare, né selfie spettacolari, ma solo una vespa blindata comprata con i propri soldi”.
LEGALITÀ SENZA PASSERELLE
“La scuola che dirigo e che porta il tuo nome ti ricorda ogni giorno, ogni volta che entriamo e ci accoglie il tuo sguardo. Cercheremo sempre tutti di essere all’altezza del tuo nome, lo facciamo dando l’esempio agli alunni di impegno per il nostro lavoro, amore e rispetto verso il prossimo. Legalità senza passerelle, giustizia senza vendetta, accoglienza verso tutti, non uno di meno. Ti abbracciamo con grande amore”.
Playlist: Halleluja – Leonard Cohen
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