Manuela ha scoperto la celiachia all’età di 40 anni. La sua vita era diventata un inferno, con dolori continui all’intestino e dissenteria e stipsi che si alternavano. Nessuno capiva il suo problema. Le avevano diagnosticato di tutto: ansia, colite nervosa, diverticolite. Un medico aveva perfino sospettato il morbo di Crohn. Poi la scoperta grazie agli esami di sangue e ad una gastroscopia al Policlinico di Palermo: Manuela è celiaca.

DISAGI

Una patologia il cui acerrimo nemico è il glutine, una sostanza presente nel grano. Un dramma, visto che moltissimi alimenti, anche i più insospettabili, contengono glutine: “Solo trovandosi in questa situazione – spiega Manuela – ci si rende davvero conto di quanto bastarda sia questa malattia. Il glutine è ovunque. Nel pane, nella pasta, nella birra, in molti salumi, in tantissimi insaccati e preparati. Qualsiasi cibo può contenerne tracce. E – puntualizza – bisogna stare attentissimi alle contaminazioni”.

ESTREMA ATTENZIONE

Sembrerà un’esagerazione ma chi è celiaco sa bene che mangiare fuori casa è estremamente pericoloso. Anche a casa di amici e parenti. È sufficiente toccare il pane e successivamente altri cibi, tipo il sale o lo zucchero, per contaminarli. Esistono ristoranti e pizzerie che ormai sono specializzati sul cibo e le preparazioni per celiaci. Ma è sempre un rischio che in molti non si sentono di correre: “Ormai mangio solo a casa – racconta Manuela – e se vado a pranzo o a cena dai miei genitori o da amici mi porto le mie cose già cucinate. Non è mancanza di fiducia. Solo chi soffre di questa malattia può comprendere quanta attenzione serva per non contaminare i cibi”.

BUONI SPESA

Ai celiaci che ne fanno richiesta, dopo aver dimostrato con i risultati della gastroscopia di avere i villi intestinali compromessi, viene dato un buono spesa. In Sicilia per gli uomini è di 120 euro, per le donne di 90. Al mese. I trenta euro di differenza sono giustificati dal fatto che in teoria un uomo mangia di più di una donna. Nel Nord Italia il valore del buono è maggiore. Un aspetto probabilmente legato al costo della vita. I buoni mensili, erogati annualmente dall’Asl, possono essere spesi nelle farmacie o nei negozi autorizzati. I casi ufficiali, ovvero quelli certificati dalle strutture ospedaliere, sarebbero circa 172.000. Un numero  enorme, visto che si tratta di circa lo 0,03% della popolazione, ovvero 3 persone su mille. Ma a quanto pare sono molti di più i malati non diagnosticati.

PREZZI ESAGERATI

L’importo che viene messo a disposizione dei celiaci sembra imponente. Ma Manuela, che ogni mese usufruisce di questo aiuto, ci spiega che non è così: “Sulla carta sembrano tanti 90 euro al mese. Peccato che i prodotti per celiaci, venduti nei negozi autorizzati a prendere il buono, costano un occhio della testa. I prezzi sono assolutamente senza controllo, a fronte di una qualità che non è superlativa. E devi spenderli per forza nel negozio scelto. Ti aprono una pratica mensile e scalano l’importo man mano che compri. All’eurospin – continua Manuela – un pacco di pasta fatta con mais e farina di riso, buonissima, costa in media un euro e 50. Peccato – spiega rammaricata – che in posti come questo non posso usare il mio buono. Nei negozi specializzati e autorizzati, un pacco da mezzo chilo di pasta costa due-tre volte di più rispetto ai grandi supermercati”.

SOLDI SPESI MALE

In altre parti del mondo non esiste il buono per i celiaci. Semplicemente i prezzi dei prodotti senza glutine sono molto più bassi, quasi quanto quelli normali. Un esborso enorme da parte dello Stato che potrebbe essere risparmiato o speso meglio: “Personalmente lo uso solo perché mi spetta e non lo voglio perdere – ammette la giovane celiaca -, ma per quello che ci compro potrei anche rinunciarci. A meno che il buono non mi permettesse di acquistare ovunque, come un buono pasto. In tal caso sarebbe realmente utile e mi accontenterei anche di un importo minore, perché comprerei molte più cose”.

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