Sei un vastaso. E non c’entra Cetto La Qualunque
Vastaso s. m. [voce sicil. (vastasu o vastasi). Secoli fa chi avrebbe mai pensato che il termine “portatore”, avrebbe assunto un significato così negativo. Vastaso deriva infatti dal greco βαηστασου”, diventato poi in latino medievale vastasius o bastasius e indica i portatori ambulanti di carichi pesanti, attivi già dal Medioevo.
I portantini erano spesso la parte peggiore della plebe palermitana, che ignorava le buone maniere, la pulizia e i modi signorili. I vastasi vivevano per lo più nei cosiddetti catoi, nei più brutti sobborghi e cortili palermitani ed erano noti per essere attaccabrighe pronti per nulla alla rissa. Erano di fatto ritenuti ultimi fra gli ultimi, tenuti ai margini dei quartieri dove sorgevano i palazzi nobiliari cittadini.
Pare che dai modi di fare scurrili e dal linguaggio greve di questi lavoratori discenda l’accezione del termine, con cui si indica una persona profondamente maleducata al limite della volgarità. Con questo termine si definiva anche la trave più grossa che reggeva il tetto (architrave) e sulla quale scaricavano tutte le altre assi di legno che lo formavano.
Ancora qualche padre palermitano riferendosi al figlio maschio maggiore lo definisce “U vastasu ra me casa” volendo indicare con questo appellativo, un valido aiuto a reggerne il peso. Oggi il termine vastaso indica sia un maleducato, sia un atteggiamento scandaloso se non pruriginoso.
“Fare cose vastase” è un modo per dire che due persone fanno sesso. Celebre è il comizio elettorale di Cetto La Qualunque, il personaggio inventato da Antonio Albanese, nel quale oltre a esporre il suo surreale programma, indica come “vastaso” e “caino”, il suo avversario politico, uomo perbene e onesto al contrario suo.