Era l’epoca dello Zamparini santo subito e contro ogni evidenza. Del resto, vietato dubitare di chi dopo 30 e passa anni aveva regalato a Palermo la serie A e addirittura la qualificazione in Uefa a prima botta. Il ragionamento non faceva una grinza. Quell’estate, l’estate del 2005, si cominciava a scrivere un’altra pagina di storia del Palermo. E l’argomento principale era Luca Toni, l’eroe indiscusso della promozione e il re del gol anche l’anno dopo. Cinquanta gol, dicasi cinquanta, in due stagioni, roba che da queste parti non s’era mai vista.
IL SUMMIT ALLO STADIO
Il summit si tenne allo stadio, gli inviti (si fa per dire) li fece Rino Foschi. La riunione era ovviamente ristretta, c’era da valutare l’offerta che era arrivata da Firenze: 10 milioni di euro per Luca Toni. All’epoca il bomber aveva 28 anni e questo era il dato che più di ogni altro suggeriva di accettare il pacco di milioni e cercare altre strade. Secondo ragionamento: farà mai più tutti questi gol? In fondo il Palermo giocava solo per lui, quali altre squadre lo avrebbero messo nelle stesse condizioni?
IL PRIMO RIFIUTO
Zamparini all’inizio non era propenso alla cessione, si prospettava già l’addio a Guidolin e non avrebbe voluto cambiare troppo la struttura della squadra. Peraltro, il prescelto era Del Neri, uno che da sempre gradiva la presenza di una punta forte fisicamente. E poi, allora, non c’era la necessità di portare soldi in cassa. Arrivò così il primo no alla Fiorentina.
CARACCIOLO E MAKINWA
Ma il tarlo era entrato in profondità e pochi giorni dopo ecco l’aggiornamento di Foschi: “Abbiamo in mano Caracciolo e Makinwa”. Ora non mettetevi a ridere, allora i due erano entrambi giovani, entrambi fisicamente forti e reduci da un buon finale di campionato. Entrambi più giovani di Toni e di buona prospettiva. I soldi della Fiorentina non sarebbero stati sufficienti, ma quasi, per acquistarli in coppia.
PALERMO CHIUSE LA PORTA
Bisognava a quel punto parlare con Toni, perché è opportuno ricordare che allora la Fiorentina stava qualche gradino sotto al Palermo: promossa lo stesso anno – e tutti ricordiamo come – e salvata a stento nel 2005. Non era un grande passo per la carriera del calciatore, ma c’era un ma: l’assegno dei Della Valle era doppio rispetto a quello di Zamparini. E questo convinse il Palermo a dire a Toni: “se vuoi andare, vai”. Anzi, lo spinse sulla via di Firenze comunicandogli che non ci sarebbe stato alcun aumento e che non si parlava di prolungamento contrattuale.
I FISCHI A TONI
Erano le premesse dell’addio. Toni capì che il Palermo non voleva trattenerlo, ma si creava il problema di come giustificare alla piazza la cessione dell’idolo del Barbera. E così uscì fuori la storia dello stipendio doppio. E alzi la mano chi non diede credito alla versione dell’ingratitudine del giocatore. Infatti, alla prima occasione, l’incolpevole Toni prese fischi come non mai in tutta la sua carriera.
FACCIAMO PACE
L’occasione per fare pace adesso è bella che servita. Se davvero Toni sarà in campo nella notte dei campioni rosanero, trasformiamo quei fischi in applausi e rendiamo onore a uno dei più grandi bomber che il Palermo ha avuto nella sua storia.