E’ lecito supporre che l’attuale disamore per la politica, locale e nazionale, si tramuti automaticamente in consenso per chi contro i partiti tradizionali ha costruito la propria identità? Certo, è lecito. Ma è sbagliato. Lo dice la cronaca e la storia. Altrimenti i Siciliani Liberi (e magari non solo loro) sarebbero dentro le Istituzioni già da un pezzo.

INDIPENDENTI E AUTOLESIONISTI

Il fenomeno dell’indipendentismo in Sicilia ha radici profonde, ha attecchito tanto far far spuntare i germogli in un paio d’occasioni, però ha tradito sempre le aspettative specie quando le condizioni apparivano più che favorevoli. E’ il primo dei paradossi di difficile spiegazione. Il secondo, altrettanto ostico da capire, riguarda la frammentazione a cui l’indipendentismo sembra rassegnato. Un autolesionismo, in termini di rappresentazione esterna, che sfiora l’incredibile.

LITIGARE E’ BELLO

“C’è una tendenza alla litigiosità che non ha ragione d’essere” – spiega Ciro Lomonte, il segretario dei Siciliani Liberi, il più originale candidato sindaco alle ultime comunali di Palermo. Nonostante l’autorevolezza e la sua simpatia abbiamo fatto uscire il suo movimento dal ghetto, il risultato numerico non è andato troppo oltre lo zero virgola. Però Palermo e la Sicilia hanno cominciato ad accorgersi di loro. Tutto bene? Neanche per niente. Pochi mesi dopo le Regionali, ecco la spaccatura, l’ennesima, dolorosa. Ad uscire il candidato governatore Roberto La Rosa, uno dei fondatori, Enzo Cassata e una super attivista quale Caterina Carsidona.

LA PASIONARIA

E anche all’interno dei Siciliani Liberi non sono mancati i contrasti. Antonella Pititto, la pasionaria coofondatrice del movimento, ha lasciato ogni carica. Sbattendo la porta, ma restando tra le truppe. Non sono divergenze ideologiche a creare queste spaccature. Almeno così sembra, perché l’indipendentismo siciliano si tiene lontano dagli schieramenti tradizionali. Non è di sinistra, anche se i centri sociali sembrano averne mutuato alcuni simboli. E neanche di destra, anche se la matrice conservatrice è quella prevalente, come quasi in tutta Italia. E nonostante la Lega e il sovranismo, il profilo degli indipendenti siciliani resta basso.

RETE AUTOGOVERNO

“In questo momento – continua Lomonte – per noi lo scenario nazionale si chiama Rete Autogoverno a cui aderiscono movimenti di Piemonte, Lombardia, Friuli, Veneto e Toscana. Noi diciamo no al centralismo e ci battiamo per il rispetto dei territori locali”. Il prospetto geografico sembra quello della vecchia Lega di Bossi. “La Lega di oggi è centralista, nonostante le apparenze e le eredità del passato”.

LA SCUOLA

Il riferimento alla Lega porta agli scenari attuali. “E’ il tempo di una politica deludente e per questo abbiamo deciso di avviare una scuola di formazione. Partirà in autunno e se ne occuperà Massimo Costa. Abbiamo già 75 iscritti, un terzo sarà in aula, due terzi frequenterà on line. Soluzione necessaria per soddisfare le richieste provenienti da tutta la Sicilia”. Idea per niente malvagia nell’era dell’improvvisazione.

AMICI E NEMICI

Resta però il limite della litigiosità tra condomini. “Guardi, noi con il Mis (Movimento indipendentista siciliano) e con il Fronte nazionale Siciliano di Scianò andiamo d’accordo. Il resto è un frazionamento che non comprendo. Per superare i personalismi abbiamo contribuito alla creazione di un coordinamento che si chiama Vespro 2019 dove tutti hanno rappresentanza”.

SE SI VOTASSE OGGI…

Anche Gran Sicilia? “Certo, ci mancherebbe. La Rosa predica unità, ma Cassata stenta a ritrovare un rapporto con noi e mi dispiace”. Se si votasse domani ci sarebbe la reunion? Sorriso, pausa che il mezzo telefonico rende ancora più lunga, infine la verità: “Penso proprio di no…”

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