Loredana Berté ne ha passate tante da esserle concessa una rabbia verso la vita che le ha riservato successo e fama, ma certo non le ha lesinato dolori e solitudine. Eppure, non appena cala l’armatura, difesa obbligatoria per chi si è dovuta difendere per anni da tutto, appare una donna dolce, sensibile e tenera, ancora capace di stupirsi.

LOREDANA NAZIONALE

La Loredana nazionale, è una, nessuna e centomila molto più oggi di quanto lo sia stata tanti anni fa. E il pubblico prima ancora dei critici coglie le tante sfaccettature di un’artista che ancora oggi ha tanto da dire e da dare e di una donna, mai pienamente compresa e inspiegabilmente mai adorata. Quello di sabato sera a Palermo infatti non è stato un concerto, o meglio non è stato soltanto questo.

ANIMALE DA PALCOSCENICO

Sarà che lei è un’incredibile animale da palcoscenico, che dà la sensazione precisa di sentirsi a suo agio lassù più che da qualsiasi altra parte. O sarà che lei è una figura a sé nel panorama della musica. Difficile fare un’esegesi compiuta del motivo per cui quelle ore trascorse al Teatro di Verdura insieme a questa donna con i capelli blu e due gambe pazzesche, abbiano colpito persino chi ha assistito a talmente tanti concerti da esserne quasi stufo.

PERSONA E PERSONAGGIO

C’era su quel palco una cantante che ha attraversato tutte le stagioni recenti della musica di questo Paese con le performance più singolari e le mise più improbabili, con un caratteraccio che l’ha costretta a pagare un prezzo carissimo e con tragedie come la morte della sorella amatissima, la sua Mimì, in arte Mia Martini.  Se non portasse iella, dato che i film sugli artisti si girano solo post mortem, sulla Bertè si potrebbe fare un’intera serie Tv e c’è da scommetterci che avrebbe il record di ascolti.

IL SUO MANIFESTO

Sabato sera al Verdura lei ha cantato Loredana con la sua Libertè, il suo manifesto che è “Al diavolo ai buoni di professione e chi dice resta al tuo posto che la mia unica vocazione è essere solo un cane sciolto scelgo da me dove voglio stare e tu continua pure a sbagliare”. Davanti a quel pubblico che la ama sinceramente, fra una canzone e un’altra si è messa a nudo, ha messo di lato la corazza e ha mostrato la sua anima più vera senza nessuna finzione, senza alcuna esagerazione.

SENZA FILTRI

Ha raccontato il dolore per la morte di Mimì, “un rimorso che non mi abbandonerà mai, quello di non averle detto abbastanza quanto le volessi bene” e con un sorriso amaro ha parlato del matrimonio con Borg, ha ammesso di quanto le abbia dato il nuovo album “Liberté”, aggiungendo che  “poi in futuro chissà”. Ha cantato pezzi bellissimi come Carioca, Luna e più di una volta si è commossa su quel palco, con una grazia rock si è inchinata davanti al pubblico impazzito, mostrando un’emozione sincera, uno stupore quasi infantile, una vena incredibilmente dolce e tenera.

LA SIGNORA DEL ROCK

Se oggi Loredana Bertè è a tutti gli effetti la signora del rock in Italia, checché ne possano pensare critici, suoi colleghi o detrattori, è perché chi la ascolta e la adora le riconosce di essere un imperfetto eppure riuscitissimo mix di genio, sregolatezza, anarchia, sensibilità e delicatezza. “Che gran fatica senza alcun compenso, tenere il passo controvento” canta nella bellissima ‘Anima carbone’ racchiudendo nella strofa finale l’essenza della donna e dell’artista Loredana Bertè, con “che il mio cuore rimanesse pietra, la mia anima di seta”.

 

Playlist: Anima Carbone – Loredana Berté