Il record di abbonati, quest’anno in serie D, ha un sapore diverso dal diluvio di tessere del 2004. Allora lo stadio fu venduto tutto in estate, salvo le riserve di posti previsti dalla legge. Era l’epoca di Zamparini santo subito, il prologo di un’avventura strabiliante durata sette stagioni. Però rispondere oggi presente al Palermo ha un altro significato. Anzi, più di uno.
MORTIFICATA LA PASSIONE
Rappresenta, innanzitutto, l’uscita da un incubo. Perché se odi il pirata finirai per odiare anche il mare. E Zamparini ha contribuito non poco a creare scetticismo e disamore. E’ responsabile di un misfatto che supera persino la radiazione e tutta la messinscena precedente. Con i sentimenti non si gioca e il calcio è oggetto di passione.
IL SENSO DI APPARTENENZA
Il senso di appartenenza è insito in ogni attività che porta una bandiera. Qui al sud – e ancora di più dalle nostre parti – siamo abituati alle carcagnate sulle gengive. Sanguiniamo ma non gettiamo la spugna, il combattimento non finisce mai. E fare un abbonamento è stato segno di resistenza e simbolo di vittoria. Non ci avete fatto niente, lo hanno detto in molti. Non è vero, siamo stati massacrati, ma eccoci ancora qui, vivi e vegeti.
RISPETTO PER MIRRI
Fare abbonamenti è anche un segno di rispetto nei confronti di Dario Mirri. Questo presidente non è come quell’altro, ha detto la verità sin da subito. Non ci sono le finanze per andare oltre un certo limite. E i tifosi hanno scelto di sostenere la sua impresa nell’unica maniera possibile. Dandogli credito e riempiendo lo stadio.
FUORI DAL PANTANO
E non sottovalutiamo un ultimo significato, quello di poter dire io c’ero. I 50.000 di Roma erano lì per il trionfo, i 10.000 di adesso vogliono spingere il Palermo lontano da questo pantano che è il calcio dilettantistico. Anche perché c’è la consapevolezza che il difficile dovrà ancora arrivare.
DI COSA E’ CAPACE UN ROSANERO
Intanto Palermo si iscrive nella pagina dei record. In fatto di abbonamenti nessuno aveva mai fatto meglio. Un primo traguardo che dà la misura della voglia di partecipazione di una città umiliata da mascalzoni, da una giustizia ingiusta (il caso Frosinone non si può dimenticare) e da un sistema non degno della parola professionismo. Ricominciare da zero non era necessario, lo hanno fatto diventare indispensabile. E Palermo ha deciso di ripartire così, ricordando di cosa è capace un rosanero incazzato.
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