Vengo a Palermo per restare qualche giorno. Cose di routine. Quand’è il momento di tornare nelle brume lombarde, anziché cedere alle insistenze del solito, generoso amico che vorrebbe accompagnarmi in aeroporto, resisto e decido di prendere l’autobus a piazzale Giotto, quasi sotto casa mia, fino a via Belgio, e da qui proseguire in taxi condiviso o in pullman verso Punta Raisi (non ricordavo che prenotando con 24 ore di anticipo, il taxi sharing viene a prenderti a domicilio e paghi solo dieci euro). Vabbè.

IL CAPOLINEA

Il capolinea del 544 è distante appena duecento metri. Scendo con un discreto anticipo, com’è mia abitudine, vado alla fermata e consulto la tabella degli orari. La prossima partenza è programmata per le tredici. Mancano dieci minuti e sto ad attendere, manco a dirlo, smanettando al cellulare. Il 544 arriva subito dopo. Si ferma. Spegne il motore. Bene. Aspetto. Passa l’una, si fa l’una e cinque. Niente. Allora vado dall’autista che seduto al suo posto sta leggendo seraficamente il giornale.

LA CORSA E’ SALTATA…


“Scusi – chiedo con timidezza e cortesia – ma non doveva partire all’una?”.
“No, caro signore – risponde – quello dell’una era un altro, però si sfasciò. La corsa è saltata. La prossima è questa mia, ma parte all’una e venti” .
“Quindi la gente che sta aspettando per strada alle fermate da un quarto d’ora-venti minuti deve aspettare ancora chissà quanto… Grosso modo più di mezz’ora”.
“E che ci posso fare, non è che gli orari li faccio io”.

COMU FINISCI SI CUNTA


L’autista è anzianotto, sembra alle soglie della pensione. Guarda la mia faccia perplessa. Gli dico che non prendevo autobus a Palermo da almeno vent’anni e forse avrei fatto bene a evitare questo ritorno al passato. L’autista mi squadra, mi studia. Zac. Ho colto nel segno. Si capisce che è perplesso anche lui. E infatti alla fine sbotta: “U sapi chi ci ricu? Avi ragiuni lei. Unn’ è giustu fari aspittari i cristiani, ca c’è puru cavuru. Partiemu subitu e comu finisci si cunta”.

AUTISTA, MEU AMIGO


Ohi, giuro, è partito davvero. Era l’una e dieci e durante il percorso fino a via dei Nebrodi, dove sono sceso, mi ha raccontato trent’anni di vita vissuti all’Amat, come fossi stato un vecchio amicone. Niente, quando vengo a Palermo l’autobus devo prenderlo più spesso.

Playlist: Le ruote del bus – Compilation