“Sapete con quale scopo il signore di Montecristo ha comprato una casa ad Auteuil?”
“Certamente, perché me lo ha detto.”
“Con quale scopo, signore?”
“Quello di fondarvi un ospizio per malati mentali, del genere di quello fondato a Palermo dal barone Pisani. Conoscete questo ospizio?”
“Di fama sì, signore.”
“È una istituzione magnifica.”
IL CONTE DI MONTECRISTO
Così scriveva Alexandre Dumas padre nel suo Conte di Montecristo, e d’allora molti altri illustri autori scrissero del barone Pietro Pisani e della Real casa dei matti di Palermo. Dumas e Stendhal ne sentirono parlare da una viva voce, Edgar Allan Poe negli Stati Uniti ne ebbe notizia leggendo un articolo di giornale, e poi tanti altri fino ad arrivare a Sciascia, Camilleri, Corrado Augias.
IL MAGNIFICO MANICOMIO
Esiste pure una monografia edita da Sellerio scritta da Germana Agnetti e Angelo Barbato nel 1987 intitolata Il barone Pisani e la real casa dei matti. Pertanto non è difficile recapitare notizie e informazioni su questa “istituzione magnifica”. Ma chi fece propagare la voce di quel filantropo che vide prima di tutti (e mise in pratica) una cura umana per i malati di mente?
IL RACCONTO DI PALMIERI
A raccontare di questo ospizio fu un uomo tanto savio da definirsi pazzo: Michele Palmieri di Miccichè dei marchesi di Villalba, un proscritto siciliano che visse quasi per un ventennio in Francia e fu amico di Dumas e Stendhal. Il nostro “pazzo” fu anche, in lingua francese, un buon letterato e in seguito riuscì a suscitare l’interesse di alcuni grandi.
LA CORTE DI FRANCIA
Fu figura stravagante e di fascino, donnaiolo e buon diavolo, litigioso in gioventù e polemista per tutta la vita. Il nostro sapeva bene come farsi amare e apprezzare per la sua indole di grande simpatia e anche per la fantasia che ammaliò molti notabili della corte di Francia.
LA LUNGIMIRANZA DI PISANI
Nel suo Pensieri e ricordi storici e contemporanei (1832) tradotto nel 1991 da Sellerio e che riporta una postfazione del sociologo francese Dominique Fernandez, in questa divertente e pregevole opera Michele Palmieri tra i tanti aneddoti ci racconta di un suo amico, il barone Pietro Pisani. Riportando un conversazione con il cosmopolita “signor Huber-Saladin di Ginevra” ne racconta in questi termini, prima di tutti, la lungimiranza del direttore alla guida della manicomio:
“TERAPIE COSI’ MERAVIGLIOSE…”
“Ma tagliamo corto, pur senza cambiare argomento, perché parlando proprio del regio manicomio di Palermo. Quando sarà stata data una spiegazione a tutte le anomalie che esistono sulla terra, allora cercherò di spiegare come, in un paese dove non c’è libertà né commercio, privo di qualsiasi istituzione, dove sono tutti poveri, dove su tremila persone non ce ne sono due che sappiano leggere e scrivere, come, dico, vi si possa trovare un istituto così magnifico, così ben ideato, così ben amministrato, dove si realizzano terapie così meravigliose e in così gran numero, un istituto-modello, insomma che Londra e Parigi non hanno.
IL BARONE INTELLIGENTE
Aspettando la spiegazione di un simile contrasto, cerchiamo di darne, per il momento, una provvisoria. L’istituto è in gran parte dovuto ad un mio amico, un uomo buono e di grande intelligenza, il barone Pietro Pisani, che ne è attualmente il direttore, che ne ha ideato il progetto, e che ha lavorato molto per farlo realizzare. […]”
COSE DA PAZZI
Lo scritto dell’esule siciliano prosegue raccontando della struttura dell’edificio, delle cure, delle “guarigioni” e si conclude con alcuni articoli delle Istruzioni che vigevano all’interno del manicomio col fine di elogiare meglio l’operato del suo amico. Insomma, il mito all’estero parte da qui, da una amicizia lontana raccontata a grandi orecchie intelligenti e curiose. Cose da pazzi… che non avvengono più!
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