Un tuffo nel passato riserva sempre accattivanti suggestioni, perché a volte rispolvera passioni mai sopite. Il giornale L’Ora è la più struggente, perché imperfetta e perché interrotta con cinica violenza in un modo ancor oggi inspiegabile.

QUALCOSA DI UNICO

Il passato giornalistico che ritorna mi riporta alla mente una storiella strana e magnifica al tempo stesso. Qualcosa di veramente unico. La circostanza risale a un pomeriggio di fine settembre (il 26 per l’esattezza) del 1990. E’ la vigilia di Italia-Olanda, l’amichevole di lusso organizzata dalla Figc nell’allora Favorita, per celebrare le gesta di Totò Schillaci ai Mondiali italiani di due mesi e mezzo prima.

IL RITORNO DELL’ITALIA A PALERMO

È anche la partita che segna il ritorno degli azzurri a Palermo, dove non si esibiscono dal 1952. La notte fra il 25 e il 26 settembre l’ho trascorsa da solo in redazione, dove mi fermo a scrivere il doppio paginone sull’arrivo di Totògol e compagni, che hanno scelto l’hotel delle Terme di Termini Imerese come quartier generale. Il giorno dopo, i miei capi, o meglio i due Gaetani che mi guidano, vale a dire Sconzo e Perricone (non ricordo con precisione chi dei due) mi chiedono di andare a seguire l’arrivo dell’Olanda, che alloggia nell’hotel Astoria, in via Montepellegrino e poi di recarmi all’allenamento.

SEGUIRE GULLIT E VAN BASTEN

Ho già seguito i Tulipani campioni d’Europa in carica durante i Mondiali, ho i miei contatti e vengo ammesso addirittura nel rettangolo di gioco, dove scorrazzano i Koeman, i Gullit, i Van Basten, i Rijkaard. Tanta roba, insomma. In panchina c’è il ‘santone’ Rinus Michels, l’inventore del calcio totale che, a un certo punto, mormora qualcosa in inglese; capisco che vuole farmi accomodare accanto a lui e, alla fine, anch’io finisco in… panchina.

LA PROPOSTA “INDECENTE”

Sono l’unico giornalista italiano, assieme a Xavier Jacobelli, allora inviato del Corriere dello Sport, poiché tutti i colleghi sono a Termini Imerese, per gli azzurri e per Schillaci. Jacobelli va via, resto solo ed è a quel punto che mi si avvicina Enzo Baglio, il responsabile organizzativo della comitiva olandese. Mi chiede: “Ma tu hai la macchina?”. Io tentenno, poi balbetto un sì non tanto convinto, perché penso a una possibile fregatura. Enzo aggiunge senza indugi: “No, perché volevo capire se sei disponibile ad accompagnare in albergo tre dei nostri”.

FACCIO L’AUTISTA A VAN BASTEN

Io guardo il campo e mi accorgo che sono rimasti Van Basten, Ronald Koeman e il portiere Van Breukelen, oltre a Michels. Un brivido mi scuote e mi accendo come una torcia. Non credo alle mie orecchie, più che ai miei occhi. Ancora qualche minuto e mi ritrovo a bordo dell’Alfa 33 il centravanti più forte del mondo, il libero del Barcellona e il visionario che ha rivoluzionato il modo di interpretare il gioco del calcio.

I MIEI TROFEI: GRAZIE PERRICONE…

A chi lo racconterò? E, soprattutto: chi mi crederà? C’è un solo modo per dimostrarlo: farmi regalare le loro maglie. Va proprio così. Logico entrare poi nella redazione di piazzetta Napoli 5, agitando i ‘trofei’ appena conquistati. Prima di mettermi a scrivere, racconto tutto a un Perricone entusiasta, che subito trasforma le mie parole in un evento di dominio pubblico. Se tutto era accaduto, in fondo, era anche merito suo.

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