Mi accingevo ad attraversare la strada in un pomeriggio invernale di quelli sereni senza pioggia e poco ventoso, come spesso accade a Palermo, quando vidi sfrecciare davanti a me Roberto Alajmo in sella alla sua bicicletta. Mi fermai ed il mio sguardo lo seguì finché fu visibile. Pensai che avesse un’aria serena e mi stupì non poco questa riflessione in quanto ogni qual volta ci siamo incontrati l’ho visto sempre sereno e sorridente.
L’ESTATE DEL ’78
Avevo seguito la presentazione del suo ultimo libro “L’estate del ’78” per cui ero a conoscenza della trama. Nei giorni che seguirono lo acquistai. Lo posai sul comodino, non mi decidevo a leggerlo. Lo portai in viaggio con me, lo riposai sul comodino al rientro. Per parlare del suicidio della madre, pensai, ci vogliono le palle. Farlo senza cadere nel pietismo ancora di più. Perché scriverci un libro?
Finalmente lo presi e iniziai a leggerlo. La scrittura piacevole mi coinvolse a tal punto da non accorgermi del passare del tempo, impiegai poco più di un paio d’ore per terminarlo e molti giorni per metabolizzarlo. Non è un racconto crudo, affatto. È pieno di sentimenti. È bellissimo l’intreccio delle generazioni con i confronti padre/figlio.
LO STATO DI CALMA
È difficile parlare della trama perché è piena di eventi ed allo stesso tempo di emozioni indescrivibili che coinvolgono il lettore dandogli la sensazione di essere partecipe di una confidenza talmente privata da non riuscire a discuterne. Ora oso dire qualcosa che può suonare stridula considerando che la narrazione ruota intorno alle dinamiche del suicidio di una madre. Questo libro è stupendo perché permette all’autore e a tutti i familiari ancora in vita (ed anche a chi lo legge) di riuscire a raggiungere uno stato di calma.
ANGOSCIA E LIBERTA’
Quando si scrive qualcosa di terribile che ci ha segnati è come trasferirla al di fuori della nostra mente così da poterla guardare con un occhio diverso tanto che alla fine si riesce a fare autoanalisi. La stessa cosa accade al lettore che, sebbene non abbia subito lo stesso travaglio, trova tra le righe qualcosa che lo riguarda e riesce dapprima a far sua l’angoscia provata ma subito dopo a sentirsi libero.
UNO DI FAMIGLIA
Alla fine di questo mio commento tengo a ringraziare di cuore Roberto Alajmo per aver condiviso con noi lettori questo periodo della sua vita. Concludo dicendo che non si meravigli se dovesse vedersi abbracciato o salutato per strada da perfetti sconosciuti perché, chiunque leggerà “L’estate del ’78”, lo sentirà come uno di famiglia, non se ne può fare a meno. Da me, il più forte degli abbracci.
Playlist: Pride – U2
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