Sei una curtigghiara. In certi ambienti della Sicilia, per tanto tempo, è stata l’accusa più infamante che si potesse rivolgere ad una donna. Anzi, la numero 2 nella graduatoria delle infamità, al primo posto è facile capire cosa c’era (e c’è…). Ciò perché la reputazione era ritenuto un patrimonio ereditario da difendere. Bei tempi quando il curtigghiu – tradotto banalmente con pettegolezzo – era cosa assai disdicevole.
IL PRESIDENTE CURTIGGHIARO
Noi siciliani moderni, invece, ci siamo accollati persino un presidente della Regione curtigghiaro, uno le cui accuse nei confronti di un giornalista (Gregorio Arena) sono state declassate da sentenza di tribunale al rango di un volgarissimo pettegolezzo. Shame, vergogna, disprezzo, ma fuori dall’aula della legge hanno raggiunto il valore di zero. Anzi il curtigghiaro è stato premiato con una comparsata televisiva, una sorta di deja vu in ricordo dei tempi andati.
LE DONNE DI FUORA
Ma torniamo al curtigghio e alle curtigghiare, appellativo che definiva chi non si faceva i fatti proprio e amava sparlare. L’origine della parola è intrecciata con la leggenda delle donne di fuora. A volte streghe, a volte fate. A seconda della loro pubblica narrazione, è lecito pensare. E riferita anche alla capacità delle donne di fuora di sapere sempre tutto, tanto da essere accostate a presenze soprannaturali.
CERTE NOTTI…
Donne belle e ordinate, dedite alla casa e ai figli, ma che la notte andavano proprio fuora. Come dire: metà Jekill e metà Hide. E in quelle notti incontravano gli spiriti, da essi ricevevano consigli e risposte ad ogni quesito. La curtigghiara curtigghiava, và. E poi inquietevano gli ignari uomini, non è lecito sapere se col pensiero o con le azioni . Insomma, peccato di carne o semplice suggestione, chissà.
IL CORTILE DELLE FATE
Certo è che gli uomini al mattino sentivano ancora il sapore del piacere, ma di quelle signore restava solo il ricordo. Sempre secondo la leggenda queste signore erano solite intrattenere gli uomini nel cuore di Ballarò, uno dei più popolari (e popolani) mercati di Palermo. Proprio nel cosiddetto Cortile delle Fate, il curtigghiu dove si diceva stazionassero queste bellissime donne. E da allora, le donne che stazionano all’esterno dei cortili, sempre dedite a quella chiacchiera di troppo, sono definite curtigghiare. Sirene del popolo, allora. E tentatrici. Semplicemente curtigghiare oggi, propagatrici di quel viavai di voci che animano i bassi dei rioni popolari. Perché sin dai tempi dei tempi è stato possibile ammaliare con il corpo, ma anche con le parole.
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