Un eroe svalutato, a cui da nord e sud arrivano improperi per quell’unità di un’Italia che in molti, a parole, preferiscono divisa. Peppino Garibaldi, uomo dalle mille sfumature e non tutte chiarissime, le cui gesta i libri di storia hanno magnificato, tralasciando per pronto accomodo qualche paginetta non proprio gloriosa. E qualcosa in Sicilia ne sanno e ancora ne raccontano dalle parti di Bronte.

LAUZI E CAPUTO, BLUES E CALIPSO

L’uomo che Bruno Lauzi ha immaginato a tempo di blues, il suo viaggio verso l’isola, l’incontro a Teano, il rapporto interrotto con Anita. Un affresco dell’eroe, punto e basta. Per Garibaldi, viva. Del resto non erano tempi, gli anni ’70, per occuparsi criticamente dell’italico eroe. E che dire di Sergio Caputo: lo dipinge malinconico e innamorato, lontano da Cavour, Vittorio Emanuele e dalle beghe del regno. Me ne fotto, avrebbe detto, pensando alle sue questioni di cuore, a ritmo di calipso.

TRA IL CHE E CESARE

Il Garibaldi di noi figli dell’Italia del boom economico è quello con il fazzoletto rosso al collo. Guascone e sempre pronto alla conquista, una specie di antesignano del Che,  esentato dall’essere sottoposto al giudizio della storia. Conta più l’immagine del come sono andati veramente i fatti. Proprio come Cesare, eroe e non tiranno, perché il sussidiario ha fatto più danni dell’ignoranza.

NON SAREMO MAI MILLE

Il nostro Garibaldi è invece diventato simbolo della libertà di pensiero, codice d’identità di chi ha vinto il concorso della maturità in quella scuola che rappresenta da sempre la fabbrica della borghesia di una già borghesuccia città come Palermo. Non siamo mille perché la perfezione non ci appartiene e se lo fossimo ci inventeremmo un’altra scissione, tanto per capirci.

IL NOSTRO RITO QUOTIDIANO

Il nostro Garibaldi, in autogestione (e al Tony’s Bar) è un rito quotidiano d’appartenenza che ci impegna i tempi morti della nostra giornata. Su Facebook. E lo diciamo senza vergogna, anche se i nostri figli continuano a dirci che la frontiera del nuovo è Instagram, se parliamo di social. Ma un garibaldino ha l’anima vintage e poi gli abbutta trasferirsi in un’altra casa.

VE LO DICE PEPPINO

Anarchico e scatenato, scurrile e libertario, assetato di ogni forma di provocazione e refrattario alla convenzione. I nostri (quasi) mille magari non saranno magari tutti così, perché ,come detto, ci siamo sempre cullati nella culla della borghesia. Però non rassegnati al logorio della vita moderna, questo no. Poi c’è chi tifa per il Negroni e chi per la capoeira, chi racconta la vita attraverso le foto e chi organizza ancora oggi la festa dei due mondi, chi cerca e chi trova. Ma una cosa deve essere chiara: non sottostimate un ex garibaldino. Ve lo dice Peppino con il dito puntato.

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