Il tuffo dalla barca e la discesa in acqua, nel silenzio assoluto, accompagnato solo dal mio respiro. Una sensazione unica, personale, che mi isola da tutto e mi rigenera. Il mio “battesimo” dell’acqua, così si definisce la prima immersione con l’autorespiratore, avvenne nel mare di Mondello, in una giornata di fine settembre di tanti anni fa, con una amica esperta subacquea.
LA VITA CHE CAMBIA
Non sapevo che questa piccola, grande esperienza, avrebbe cambiato parte della mia vita. Un percorso iniziato per caso, e cresciuto per caso ma anche con tanta forza di volontà, fino a diventare il mio lavoro. Non so di preciso cosa mi affascinò di più in quella giornata: la libertà che si prova sott’acqua, la sensazione di potere “volare” senza peso nel liquido blu, il mistero che avvolge i fondali.
SILENZIO E RESPIRO
Certamente sarà stato tutto questo, ma dopo molti anni ho capito che ciò che mi stregò allora e continua ad affascinarmi ancora oggi è il silenzio. Non esistono altri posti dove il silenzio è assoluto come sott’acqua. Tu e il tuo respiro, una condizione difficilmente realizzabile altrove.
OCCASIONE INSPERATA
Come tutti i neo-subacquei mi buttai subito a capofitto nelle immersioni di ogni week-end, nei corsi di perfezionamento, cercando sempre l’occasione per immergermi nel blu. E come in tutte le belle storie, a un certo punto mi si presenta l’occasione, insperata, inaspettata, improvvisa.
IL GRUPPO DI TUSA
L’archeologo Sebastiano Tusa ha costituito un gruppo di persone che si occupa di archeologia subacquea: l’occasione è imperdibile. Lascio la mia scrivania e il mio computer da impiegato per unirmi a quelli che, successivamente, sarebbero diventati miei colleghi di lavoro e soprattutto compagni con cui ho condiviso tante immersioni, esplorazioni, scavi subacquei. Quel gruppo che avrebbe costituito la Soprintendenza del Mare.
IL MAESTRO INNOVATORE
Fin dai primi momenti ho capito che la scelta era quella giusta, una valanga di emozioni forti, di duro lavoro, di scoperte straordinarie, di studio, di formazione; e per di più accanto a chi per me è diventato un maestro, un amico, un fratello maggiore. Tanto devo a lui. Tusa è stato l’innovatore e lo è stato soprattutto nel rapporto con il mondo della ricerca e della divulgazione dei risultati. Rigore scientifico applicato a un innovativo modello di valorizzazione e fruizione dei beni culturali sommersi. Grande utilizzo di linguaggi moderni, di nuove tecnologie, di rapporti con prestigiose istituzioni scientifiche in tutto il mondo.
L’ANFORA DI PORTO PALO
E le sensazioni delle prime scoperte sono ancora vive. La mia prima immersione “archeologica” nei fondali di Agrigento, a Porto Palo, per recuperare un’anfora romana individuata da un pescatore. Con colleghi esperti, ho provato quella prima emozione che si sarebbe ripetuta tante volte negli anni successivi. Lo scavo, la meraviglia nel vedere un reperto archeologico custodito dal mare per migliaia di anni. E l’emozione nell’essere il primo a toccarla dopo più di venti secoli, il recupero con il pallone di sollevamento, il trasporto a terra con l’imbarcazione.
ACQUA E SUDORE
Poche ore di lavoro che mi sembrarono un’eternità. Ricordo ancora oggi la sensazione del sudore che si mischiava all’acqua di mare dentro la mia muta, per l’emozione. Un susseguirsi rapido di emozioni piacevoli ma al tempo stesso difficili da gestire per il carico di responsabilità che mi sentivo addosso. Tanti anni sono passati e tante le esperienze vissute con un piccolo gruppo di appassionati che si è trasformato con il tempo in una struttura d’eccellenza.
A 150 METRI DI PROFONDITA’
E dai primi lavori degli anni duemila, man mano le esperienze sono aumentate. Gli scavi subacquei, le scoperte, le esplorazioni, le missioni all’estero, i rapporti con l’Unesco, i ritrovamenti importanti. E ancora la creazione degli itinerari subacquei, i documentari, i convegni scientifici, le indagini subacquee in altofondale, le immersioni con i sommergibili a più di centocinquanta metri di profondità. Ma questa è un’altra storia. Ve la racconterò.
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